Scuro Chiaro

Storie straordinarie di oggetti ordinari di Emily Prokop – di recente uscita con Apogeo e basato sul suo celebre podcast The Story Behind – è una chicca per chi ama scoprire storie incredibili dietro le cose più comuni. È una raccolta di nove capitoli che parlano di oggetti di uso quotidiano, quei piccoli alleati che usiamo senza pensarci due volte: dalle graffette in ufficio ai biscotti con gocce di cioccolato, dai tergicristalli allo smalto per unghie, fino ai pannolini. E sì, ognuno di loro ha una storia inaspettata.

Prendiamo le graffette. Chi avrebbe mai detto che dietro un pezzo di metallo piegato ci sono secoli di idee e design? Oppure lo smalto per unghie, che affonda le sue radici nell’antico Egitto e oggi è una dichiarazione di stile e personalità. I biscotti con le gocce di cioccolato? Nati quasi per caso e diventati un simbolo del comfort food. I tergicristalli, invece, hanno salvato vite e rivoluzionato il mondo delle auto, mentre i pannolini raccontano un’evoluzione che incrocia tecnologia e cambiamenti sociali.

Emily Prokop ha questa capacità unica di trasformare oggetti banali in protagonisti di racconti che mescolano storia, curiosità e un pizzico di follia. L’autrice, laureata in giornalismo, vive nel Connecticut e ha portato avanti questa passione per le curiosità con il suo podcast, che ha poi dato vita a questo libro.

Noi a BUNS abbiamo amato il capitolo sulle tasche.

Le tasche sono una di quelle invenzioni che sembrano scontate oggi, ma che in realtà raccontano un pezzo di storia sociale e culturale. Già nel XVII secolo, gli abiti maschili avevano scomparti integrati per infilare oggetti: pratici, funzionali, e naturalmente pensati per un genere che doveva avere tutto a portata di mano. E le donne? Beh, per loro la storia è stata un po’ più complicata.

Niente tasche nei vestiti femminili dell’epoca, ma sacchetti separati, da stringere con nastri e nascondere sotto le gonne e le sottovesti. Perché? Perché la società aveva deciso che le donne non dovevano custodire denaro o cose importanti: i loro sacchetti servivano per contenere materiali da cucito, dolcetti e caramelle. Insomma, oggetti che rispecchiavano il ruolo che ci si aspettava da loro.

Le cose sono cambiate con la fine delle gonne voluminose, quando i sacchetti nascosti sono stati sostituiti da vere e proprie borse esterne, più pratiche e adatte ai nuovi stili di vita. Ma c’è un dettaglio interessante: la moda, da sempre attenta a esaltare certi canoni estetici, ha spesso evitato di aggiungere volume alla zona dei fianchi negli abiti femminili. Le tasche integrate, quindi, sono rimaste a lungo una rarità, più per un’idea di silhouette che per una reale funzionalità.

Ancora oggi, le tasche nei vestiti delle donne sono spesso più piccole. È un dettaglio che dice tanto su come la moda rifletta le dinamiche sociali, i ruoli di genere e le priorità che ci vengono assegnate. Le tasche, insomma, non sono mai solo tasche: sono uno specchio della storia e di come, nel corso dei secoli, ci siamo portati dietro non solo oggetti, ma anche idee e stereotipi.

E non poteva non venirci in mente questa ricerca del 2018 di Jan Diehm e Amber Thomas pubblicata su The Pudding (meraviglioso sito, tra l’altro).

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