In un mondo dominato dai filtri dei social media (li toglieranno? non li toglieranno?), dai ritocchi estetici e dalle illusioni di perfezione create dall’intelligenza artificiale, l’estetica del body horror sta conquistando spazio come nuova forma di espressione sovversiva. Attraverso moda, bellezza e intrattenimento, l’horror non è solo un genere cinematografico, ma una lente culturale attraverso cui una nuova generazione sta riformulando i concetti di bellezza, identità e imperfezione.
Nel settembre 2024, The Substance è esploso sugli schermi – e nella cultura. Non solo ha dominato il box office, ma i temi di body horror che affronta hanno incendiato l’internet, generando centinaia di milioni di video-reazione, conquistando i titoli di giornale e causando addirittura abbandoni in massa nelle sale cinematografiche negli Stati Uniti. E non era solo. Altri film del 2024 hanno spinto ancora più in là i confini del body horror, come The Shrouds di David Cronenberg, che affronta il tema della mortalità, o l’esplorazione del parassitismo nell’universo di Alien con Alien: Romulus.
Ma, come abbiamo ancitipato, il body horror non si ferma ai film. Sulle passerelle, nella moda e nella cultura pop, l’estetica della distorsione corporea e del grottesco sta influenzando profondamente i codici tradizionali di bellezza.
Nel mondo della moda, la collezione Primavera/Estate 2025 del designer Rohan Mirza ha scioccato il pubblico con protesi sanguinanti e dettagli macabri, mentre Rick Owens ha incorporato lenti a contatto rettiliane e make-up ispirato ai cyborg come leitmotiv delle sue sfilate.

Anche i social media hanno abbracciato il trend: lo scorso anno finte scottature solari e segni di abbronzatura sono diventati virali, con micro-trend come il “heat stroke make-up” e il “sunburn chic” che giocano con i confini tra distorsione corporea e bellezza. Per non parlare dei costumi di Halloween delle celebrità, che quest’anno hanno superato ogni limite: la modella Alex Consani è diventata virale come “Sexy Gru” da Cattivissimo Me, con lingerie nera, una calotta pelata e un naso protesico esagerato; Kim Kardashian si è trasformata in un alligatore albino, e Amelia Dimoldenberg ha reso omaggio a Roz di Monsters Inc. con protesi complete.
In fondo, il body horror non è solo una tendenza: è un invito a confrontarsi con le nostre paure più intime, a ridefinire cosa significa essere umani e, forse, a trovare bellezza là dove meno ce l’aspettiamo.
Ne avevamo parlato con gli insight sottili del 2024. L’horror è sempre stato lo specchio delle paure collettive, e il successo globale di Longlegs lo dimostra. Il film, con Nicolas Cage nei panni di un serial killer enigmatico, è diventato il più grande successo horror indipendente dell’ultimo decennio. Il suo trionfo è stato possibile grazie a una campagna virale intelligente che ha coinvolto attivamente i fan nella scoperta dei segreti della trama ancor prima della sua uscita. In Italia, la tradizione horror affonda le sue radici nei capolavori di Dario Argento e Mario Bava, che hanno definito il genere a livello internazionale. Oggi, registi come Luca Guadagnino e Gabriele Mainetti stanno riscoprendo il linguaggio dell’inquietudine, mescolando elementi di thriller psicologico e dramma esistenziale.
Ma perché ci piace l’horror? La risposta risiede nel potere catartico della paura. Guardare film dell’orrore ci permette di esplorare le nostre ansie più profonde in un ambiente sicuro e controllato. Gli psicologi sostengono che l’orrore stimola l’adrenalina e attiva meccanismi di sopravvivenza che ci fanno sentire vivi. Inoltre, affrontare il terrore sullo schermo può aiutarci a elaborare paure reali, offrendo una sorta di terapia emotiva attraverso la suspense e lo spavento.
In soldoni, il rinnovato interesse per l’horror rispecchia l’ansia collettiva dell’era contemporanea. I film di successo non solo intrattengono, ma aiutano il pubblico a elaborare il disagio esistenziale, creando un’esperienza cinematografica viscerale ed emotivamente coinvolgente. È la conferma che l’orrore, con il suo potere catartico, continuerà a dominare il panorama culturale globale per molti anni a venire. Il genere horror, tra l’altro, non si limita solo al cinema. La moda e il design hanno accolto estetiche ispirate all’oscuro, con marchi come Diesel che reinterpretano stili gotici e distopici nelle loro collezioni. Questo trend è diventato un fenomeno creativo, trasformando la paura in un linguaggio stilistico che affascina e intriga.
Il trend si manifesta con l’estetica “messy” il “I’m not ugly, I’m poor” e la “bad beauty” un contro-trend che sovverte intenzionalmente le aspettative irrealistiche. E in effetti, l’estetica del body horror offre una contro-narrativa forte a quella della perfezione, abbracciando invece imperfezioni, distorsioni ed estremi che rifiutano gli ideali di bellezza mainstream. Le protesi grottesche o le scelte di make-up audaci, come le finte scottature, offrono un certo grado di ribellione controculturale.