Intermezzo ha travolto il mercato editoriale anglosassone: è il più venduto in Irlanda ed è al primo posto nelle classifiche del Regno Unito. Fin dal lancio, TikTok mi ha mostrato video dell’Intermezzo day: alcune code di fronte alle librerie mi hanno ricordato quelle per l’uscita della Playstation 2 o di Star Wars.
Sally Rooney non è soltanto una scrittrice, ma è circondata da un’aura divina: è una voce, quella della sua generazione, la “Jane Austen dei Millennial”. Come Taylor Swift, a cui molti l’hanno paragonata, anche Rooney stabilisce relazioni personali con i suoi lettori, fan devoti, attraverso tematiche universali: gli amori difficili, la normalità apparente e il marxismo. Le loro non sono semplici community, ma famiglie allargate – non per nulla è “mamma Rooney”.
Quali sono, quindi, le ragioni del successo di Intermezzo? Pur non avendo mai letto un libro di Rooney, l’ho comprato al day one in cerca di una risposta. L’analisi letteraria non è sufficiente, bisogna prima tornare al 24 settembre, all’Intermezzo day – o “Sally Rooney day” – e al marketing. Come dice una “millennial girl” su TikTok: «as a marketer, I adore really good marketing».
Una grande festa
Nel 1966 Truman Capote, scrittore ed edonista, per promuovere A sangue freddo, organizzò la festa del secolo invitando centinaia di vip al ballo in maschera più ambito d’America. Sally Rooney ha, in un certo senso, ricevuto il testimone: «La nuova uscita nel mondo», scrive il Cosmpolitan, «assomiglia a una festa, abbastanza esclusiva da volerne far parte, abbastanza accessibile da sentirla anche un po’ tua». Qualcuno ha organizzato vere e proprie feste di mezzanotte, ma l’intero lancio è stato un party: libri per tutti – paperback, hardcover e perfino delle variant edition, come nei manga – copie firmate, sovraccoperta personalizzabile, sticker brandizzati, così come i segnalibri, le tote bag, le magliette, le coffee cup – da cui il neologismo “Interspresso”.
[fonte: @faberbooks, Instagram]
Anche a Torino si respirava urgenza. «Abbiamo venduto l’ultima». Dopo la Feltrinelli, nemmeno la Mondadori. Possibile non ci fosserò più copie? Mi sentivo parte di qualcosa di grande. Finché, nel reparto internazionale di un’altra Feltrinelli, non l’ho vista: la copertina più bella dell’anno.
Citando l’intervista di GQ a Kishan Rajani e Pete Adlington – rispettivamente senior designer e direttore artistico di Faber – la copertina è stata progettata sia per essere «as pickupable as possibile», sia per essere instagrammabile. Dietro al blu autentico, al font del titolo (Le Murmure) e alla grafica in generale c’è la consapevolezza del ruolo dei social nel marketing editoriale. Se Rooney non ha alcun interesse a promuovere i propri libri, come dichiarato al Times, Adlington ha definito i social «a powerhouse in book marketing».
Faber, la casa editrice di Intermezzo, ha rivelato la copertina su Instagram il 12 agosto, facendo seguire sia un countdown settimanale, sia dei teaser, creando così grande hype – Einaudi ha adottato una pianificazione social analoga. Fino al 24 settembre, quando Intermezzo è diventato così virale da arrivare perfino a me, che avevo i “Per te” intasati dall’imminente uscita di Dragonball Sparkling Zero – ultimamente ci si chiede che fine abbiano fatto i nati fra il 1995 e il 1999: ci stiamo allenando con Goku.
Lì, alla Feltrinelli, di fronte alla copertina più bella dell’anno, mi domandavo: «Perché gli scacchi in copertina? Perché il cane sul dorso?». 437 pagine dopo, finito Intermezzo, mi sono risposto: catfishing.
Gli scacchi e Alexei, il cane, sono irrilevanti per la trama, ma trasmettono cozy vibes. Intermezzo è uscito in autunno, la narrazione comincia a settembre, Dublino fa sentire il lettore dentro una canzone lofi su YouTube mentre la campagna irlandese è il perfetto chill white noise. Il nuovo libro di Sally Rooney è prima di tutto un mood e la copertina è il rabbit hole verso un’altra forma di rassicurazione, quella dell’immedesimazione.
[fonte: amazon]
Un libro intergenerazionale di un’autrice generazionale
Ivan ha ventidue anni, è uno scacchista solitario, porta l’apparecchio e va a letto con Margaret, vicina ai quaranta. Peter è un avvocato di successo sulla trentina, ha un primo amore, Sylvia, che gli fa da confidente, e una fidanzata, Noemi, una studentessa universitaria.
In Guerra e Pace Davout salva Pierre dalla fucilazione perché, guardandolo negli occhi, riconosce in lui un altro essere umano. Analogamente, anche chi legge Intermezzo si riconosce nei mommy issues di Ivan e nella relazione tossica di Peter. I due protagonisti sono molto relatable, incarnando le reciproche generazioni – Y e Z – e raccontando diverse tematiche trasversali alle due. Tolstoj non conosceva l’audience design, Rooney sì.
Peter è un Millennial da manuale. Se avesse Instagram posterebbe storie del tribunale, selfie storti al pub e gif formato sticker. Rinvia il matrimonio, i figli e le scelte esistenziali, privilegia la carriera, è cresciuto “sulle spalle dei padri” e proprio con i genitori ha un rapporto conflittuale. Ivan, invece, cerca rifugio, non intende vivere per lavorare e, come Noemi, vive la precarietà lavorativa e quella abitativa della no home generation.
Oltre a criticare le relazioni anticonvenzionali e, in senso lato, i pregiudizi sociali, Rooney, attraverso Peter e Ivan, affronta temi trasversali. Leggendo, ne ho appuntati alcuni, circa una ventina: la decostruzione del machismo, l’imperfezione fisica, la salute mentale, il lutto, l’apatia, la sessualità.
Se la saga de L’amica geniale attraversa tutta Italia in più epoche, coinvolgendo così un vasto pubblico di lettori, Rooney, rappresentando due generazioni, non è da meno e si conferma “voce generazionale”. Alla festa di Rooney sono invitati tutti. Tolstoj sarà anche eterno e la sua umanità universale, ma la letteratura si fa anche attraverso il marketing, Capote lo sapeva benissimo.
Critici letterari e tiktoker
Non tutti i critici erano invitati agli eventi di Capote e proprio questi, forse, non recensirono positivamente A sangue freddo. Molti, però, lo fecero, sottolineandone l’innovazione stilistica. Allo stesso modo, oggi, i critici lodano Intermezzo, evidenziandone peraltro la maturità, nuova, della scrittura. Di certo per molti lettori di Sally Rooney l’ultimo non è il suo migliore.
Dal mio punto di vista, Intermezzo è stata una lettura piacevole: ho mantenuto una media di oltre cento pagine al giorno senza annoiarmi. È facile distrarsi davanti a un libro, ma Rooney conosce gli espedienti narrativi per mantenere viva l’attenzione: capitoli brevi, periodi veloci alternati a pensieri più prolissi, dialoghi autentici e “frasi di senso”, ossia i bons mots, quelle citazioni instagrammabili che condensano il significato di una scena in poche parole. Punti bonus per le scene di sesso, che non sono cringe.
[fonte: amazon]
Intermezzo è spicy, caratteristica essenziale dei romance di Wattpad più letti sul BookTok e degli stessi romanzi di “mamma Rooney”, ma lei sa inserire ciò che Einaudi cerca: crisi personali, traumi generazionali e citazioni colte. Per Ludwig Wittgenstein, suo il passaggio in esergo sul dolore, non esiste un linguaggio privato e, di conseguenza, sentimenti incomunicabili. E nemmeno per Rooney. La sua scrittura, dicono i fan, li porta a immedesimarsi con i personaggi dando voce a emozioni che non sapevano tradurre a parole. Da qui i fiumi di lacrime, la catarsi, la divinizzazione.
Il vocabolario religioso si adatta bene a Rooney. Le rare apparizioni pubbliche e la presenza social rarefatta hanno contribuito a renderla la voce della sua generazione. I suoi fan non la adorano, la venerano, come una setta, dopotutto anche nella lista di vip di Capote c’erano ospiti d’onore. Capirete bene la mia paura quando ho postato la recensione di Intermezzo sul mio profilo TikTok.
@gianfrancosardinaschi Fan medio di Thomas Bernhard legge Sally Rooney e non ne rimane (troppo) deluso ‼️ #booktokitalia #foryoupage #booktok ♬ Jazz Bossa Nova – TOKYO Lonesome Blue
Com’era prevedibile, il video ha registrato un picco di visualizzazioni in poche ore: circa ventidue mila. L’algoritmo spinge i contenuti controversi perché gli utenti vi interagiscono maggiormente, e Sally Rooney è polarizzante. Il commento con più mi piace lo dimostra: «La Rooney è la Swift del mondo dei libri». Anche un articolo sul New York Times le mette a confronto: «There are, of course, considerable differences between Rooney and Swift. Yet their fan bases are demographically similar — there is certainly overlap».
Non so se il video non sia arrivato ai fan radicali di Rooney perché non ho ricevuto commenti aggressivi – tranne uno: «da che pulpito vengono queste analisi […]. Saper scrivere come lei è qualcosa per cui molti si taglierebbero le mani», a cui è seguita la mia risposta matura: «💀». Il resto della community mi ha anzi accolto con pareri personali e consigli di lettura. Tutto sommato è davvero una festa a cui tutti sono invitati. Purtroppo, io sono asociale.
L’attesa in Italia
Come mi hanno fatto notare sotto la recensione TikTok, la copertina dell’edizione italiana non è bella come quella anglosassone. Il neuromarketing è in lutto. Avete mai fatto alle edizioni Einaudi dei libri di J. D. Salinger? Sono minimaliste, bianche e nere, e sulla quarta di copertina non c’è nemmeno la sinossi. Perché non fare un’eccezione anche per Sally Rooney? Forse perché un’altra setta, quella degli einaudiani estremisti, i difensori dei pilastri della letteratura, si offenderebbero?
Nessun pericolo, si sono già indignati con uno degli ultimi post di Einaudi, un carosello di meme su Rooney – «Vedere un editore come Einaudi ridursi a questo tipo di comunicazione è inquietante…». Davvero terribile… il marketing che contamina la purezza della letteratura…
Come in Irlanda, nel Regno Unito e in America, anche in Italia i libri di Rooney trasportano e veicolano un pacchetto di valori che li rende oggetti identitari, utili per comunicare all’esterno chi si è, di quale comunità si fa parte o a chi si desidera assomigliare. Intermezzo è un trench Burberry vintage, una tote bag del New Yorker, un wolf cut scalato: è intellettuale, vissuto e, soprattutto, parte dell’outfit. Inoltre, in un paese di non lettori, il libro rende unici, diversi. È come essere nella lista di Capote.
Bisogna trovare il lato positivo perché rivedersi nei libri di Rooney significa rivedersi in un contesto di instabilità economica, abitativa e affettiva. Anche molti italiani, come Peter e Sylvia, non si sposano, non fanno figli e, come Ivan e Naomi, cercano un affitto decente, un lavoro dignitoso, una vita personale. In Intermezzo i protagonisti cercano soltanto un equilibrio, una parvenza di normalità. Citando Massimo Pericolo: «voglio solo una vita decente».
Tornando ai meme einaudiani: «Avete preordinato “Intermezzo”? Ricordatevelo, se no poi il 12 novembre, quando esce, chi lo sa se lo trovate». La festa italiana è alle porte, ma gli inviti potrebbero non bastare: “qualcosa di grande” – ecco cosa prova Javier Marías quando si autocita.
[fonte: @einaudieditore, Instagram]