Scuro Chiaro

Merende Selvagge è anzitutto un progetto educativo a Torino concepito per bambine e bambini dai 5 agli 11 anni, che combina narrazione, travestimenti, giochi e apprendimento indiretto. Gli incontri, che si svolgono mensilmente per un paio d’ore il sabato pomeriggio, offrono l’opportunità di rivivere storie celebri attraverso un approccio multisensoriale. Ogni sessione stimola non solo l’immaginazione e la creatività, ma coinvolge anche diversi aspetti cognitivi ed emotivi, portando a esplorare le narrazioni in modo profondo e coinvolgente.

Merende Selvagge si colloca all’intersezione tra feste a tema e merende letterarie, rappresentando un modo innovativo di interagire con le storie. Con oggetti di scena incantevoli, giochi tematici, letture interattive e, ove possibile, un’attenta selezione di cibo ispirato a libri, film e fumetti, il progetto offre un’esperienza unica e immersiva. Ogni elemento è pensato per nutrire non solo il corpo, ma anche la mente e il cuore di chi partecipa, creando un ambiente stimolante e accogliente.

Ma non solo.

Merende Selvagge ha ampliato il proprio orizzonte, evolvendosi in una realtà che comprende eventi per adulti, laboratori didattici per persone dai 7 ai 18 anni, corsi di formazione per docenti e genitori, lezioni gratuite per le scuole, oltre alla produzione di manuali e albi illustrati. In questo modo, il progetto si propone di promuovere una cultura del racconto e dell’apprendimento che abbraccia tutte le età.

A capo di questa meraviglia ci sono Domitilla Pirro e Francesco Gallo, che animano come Merende Selvagge anche lo spazio della Scuola Holden Fronte del Borgo: l’hanno riprogettato nel 2016, da allora lo dirigono e lo hanno messo in rete con le International 826-Inspired Organizations e l’International Alliance of Youth Writing Centers. Sono scuole che non sono scuole: non sono semplici istituzioni educative, ma veri e propri covi di giovani pirati e piratesse, spazi dedicati alla scoperta della bellezza delle storie. Il loro obiettivo è insegnare al maggior numero possibile di under 18 come esprimere le proprie esperienze e visioni del mondo attraverso le parole. 

Nel 2024 è uscito per Edizioni Piuma Le Avventure Inevitabili di Amalia Ingannasorte e il Candèmone Cerasino, volume uno di una trilogia che Domitilla e Francesco hanno scritto a quattro mani: al centro c’è la merendaia Amalia Ingannasorte, che vive in Città Dabbasso, ha 9 anni e indaga l’incubo per farci pace

Abbiamo fatto due chiacchiere con loro per capire meglio che generazione è questa degli Alpha, come gestiscono la creatività e il racconto, cosa si aspettano dal futuro.

Avete tanti anni di esperienza sulle spalle. C’è qualche differenza che avete registrato – nei racconti, nei sogni, nelle preferenze – tra le bambine e i bambini che avete incontrato anni fa rispetto a oggi?

Ne Il mondo incantato di Bruno Bettelheim e altrove, lo psicologo discute tra le altre cose di come le fiabe finiscano per riflettere le dinamiche sociali e psicologiche di quelli che chiamiamo mini-umani, suggerendo che i loro racconti sono influenzati dall’ambiente circostante. Una facile, eterna metafora paragona le persone minori alle spugne: assorbono ciò che li circonda con una sensibilità e una permeabilità di gran lunga più acute rispetto a ciò che capita a una persona adulta, filtrante e selettiva. I loro racconti riflettono invariabilmente i cambiamenti della società come uno specchio; per cui, dal nostro privilegiatissimo osservatorio, diremmo che negli anni abbiamo potuto osservare un cambiamento sottile ma significativo.

Se da un lato bambini e bambine sembrano più consapevoli del mondo complesso in cui vivono e dei problemi globali di cui a tratti i loro protagonisti si fanno carico, nelle storie che generano emergono non solo avventura, amicizia, ambizione, ma anche un buon numero di interrogativi su ambiente, giustizia, contrasto alla marginalizzazione. Se prima al centro della storia c’era di default l’eroe, l’avventuriero, lo sgomina-guai — e usiamo non a caso, qui, il maschile non sovraesteso! — oggi prendono vita personaggi e personagge più sfaccettati, con piccole grandi coscienze sociali già in evoluzione.

Si fa un gran parlare di queste nuove generazioni che sono naturalmente sensibilizzate rispetto al tema della sostenibilità ambientale. È così vero, oppure è indotto dalle conversazioni dei grandi? 

Diciamoci serenamente che si tratta di una combinazione: la sensibilità ambientale è sicuramente rinforzata da discorsi e abitudini familiari e scolastiche, ma non è solo indotta. Grazie anche alla moltiplicazione di voci e punti di vista oggi a loro accessibili, bambini e bambine colgono più in fretta il legame diretto tra natura al collasso e benessere personale, e sanno prestare nuova attenzione agli effetti che le azioni umane hanno sull’ambiente. La natura, dentro e fuori dalle storie, diventa per loro una sorta di alleato; ne parlano come di qualcosa da proteggere non solo per senso del dovere d’accatto, ma con una cura autentica e una lucidità che sa spiazzare.

I genitori Millennial tendono ad adultizzare i loro figli Alpha, a considerarli più grandi di quello che sono, a parlar loro quasi alla pari. Non è che troppe spiegazioni “da adulti” poi limitano la magia e la creatività?

Al contrario! A nostro avviso ecco il vero obiettivo, i veri #goals: parlare alla persona bambina nascosta — e spesso ferita — dentro la persona adulta; e parlare ai mini-umani rispettandone la competenza, la grande autonomia, la capacità di autoregolazione, l’intelligenza emotiva vivissima prendendola maledettamente sul serio. Bambine e bambini Alpha appaiono perspicaci e potenzialmente brillanti; ma tutte le persone giovanissime lo sono (sempre state). Ecco perché la rottura del cerchio del trauma passa anche per una certa qual forma di adultizzazione: è un reclaiming, una riconquista di potere e controllo per interposta persona

L’eccesso di razionalità, ovvio, rischia di appiattire lo spazio della fantasia: noi cerchiamo invece di lasciare sempre ampi margini per l’incanto, lo spiazzamento delle aspettative. Da decenni ormai studiamo stupore, sorpresa, meraviglia e a quelli strenuamente ci appelliamo, a prescindere dalla fascia d’età con la quale abbiamo il privilegio di lavorare di volta in volta. È in quel mistero che trovano spazio la mitopoiesi, la generatività. 

Per cui, certo, “Se vuoi che i tuoi figli siano intelligenti, leggi loro delle fiabe. Se vuoi che siano più intelligenti, leggi loro più fiabe!”: non esistono prove irrefutabili che Albert Einstein abbia pronunciato questa frase, nonostante spesso gliela appiccichino addosso, ma sottolinea — come se ancora servisse davvero — la necessità di allenare il muscolo della narrazione a partire dalla più tenera età. L’età tenera non è puerile, però. E non va blandita. Va rispettata. Senza sboomerare…

Il digitale è già così invasivo nelle vite degli Alpha? Tecnologie e dispositivi entrano anche nei loro racconti o sono ancora abbastanza analogici?

Il digitale è presentissimo, certo, ma l’aspetto analogico è ancora molto forte. Anche quando device assortiti o multiversi videoludici entrano nelle storie lo fanno, com’è sempre accaduto, un po’ come oggetti magici o portali verso altri mondi. La tecnologia è uno strumento totipotente, o quasi: ma bambini e bambine tendono ancora a preferire narrazioni in cui si muovono fisicamente, esplorano e scoprono. C’è un bisogno viscerale di concretezza sensoriale ed esperienza diretta — nulla di più rassicurante per sedare i periodici allarmismi da iperconnessione, secondo noi.

Avrete senza dubbio una storia del cuore prodotta da una bimba o un bimbo Alpha. Qual è?

Come non correre col pensiero alla Sirena Cristallide! E alla bizzarra crociera picaresca condivisa da… un palloncino rosso col sogno di recapitare tanta posta, una tigre ghiotta di sandwich, un cactus con inconfessabili ambizioni calcistiche e una Regina del Mare in cerca del proprio talismano smarrito. Ahem. Citofonare Adventure Time!

Sono storie, queste, che finiscono per colpirci non tanto per la profondità e la delicatezza con cui rendono viva la lingua, o per meri aspetti formali, quanto per la pirotecnia sfrenata e lisergica che le anima — un piccolo esempio della potenza creativa infantile e di come, quando le si dà spazio, sa andare oltre ogni aspettativa e fare ciò che il nume sempiterno Rodari sapeva eternare meglio di chiunque altro: la dote cioè “di far sorgere il Sale mentre noi s’aspetta il Sol”. Perché “non tutti siano artisti, ma nessuno sia schiavo”: delle narrazioni altrui, naturalmente.

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