Scuro Chiaro

La difficoltà della materia

Nel percorso di etnografi digitali, è sopratutto la scrittura a trasformare la osservazioni in un testo analitico e riflessivo. Questa fase rappresenta un passaggio fondamentale in ogni ricerca, dove i dati raccolti prendono forma e vengono interpretati in modo sistematico. Un resoconto etnografico, come qualunque altra indagine, richiede precisione nei dati, rigore nelle fonti e attenzione ai dettagli, al fine di offrire un’immagine veritiera e accurata del contesto studiato.

Ma come possiamo garantire la solidità e l’affidabilità di uno studio che esplora i comportamenti umani nel vasto e mutevole mondo online? L’osservazione diretta non basta; servono metodi di raccolta e di verifica che assicurino una rappresentazione fedele e attendibile di ciò che abbiamo documentato. Questa non è una sfida nuova: molti studiosi si sono confrontati con il problema della veridicità e dell’attendibilità, tanto da interrogarsi sulla credibilità delle informazioni raccolte.

Non avendo basi su testi di autorità riconosciuta, è naturale che ci si interroghi sull’origine dei materiali presentati e sull’affidabilità delle affermazioni contenute nel nostro lavoro. La fiducia nel nostro racconto dipende dai mezzi e dai metodi che abbiamo adottato per acquisire conoscenza e per interpretarla. Anche nel passato, l’importanza dell’affidabilità era centrale: già nel 1851, l’antropologo Lewis Henry Morgan, nel suo lavoro La Lega degli Irochesi, rifletteva sulla necessità di rispondere a queste domande e di validare le proprie osservazioni.

Noi, in qualità di etnografi digitali, ci troviamo ad affrontare una responsabilità simile: siamo testimoni attenti di ciò che accade nello spazio digitale, dove interazioni, identità e dinamiche sociali si sviluppano in modo rapido e imprevedibile. Di conseguenza, siamo chiamati a garantire che ciò che riportiamo sia accurato e rispettoso della complessità delle realtà che osserviamo. Il nostro compito, quindi, non è solo raccogliere informazioni, ma anche interpretarle e presentarle in modo onesto e trasparente, affinché possano contribuire a una comprensione più profonda del mondo digitale contemporaneo.

Nel 1990, nel libro Conversations in Colombia: The Domestic Economy in Life and Text, i ricercatori Stephen Gudeman e Alberto Rivera riflettevano sul tema:

“La consapevolezza che la nostra ricerca era costruita all’interno di una lunga e complessa conversazione si fece strada lentamente. Solo verso la fine ci rendemmo conto più chiaramente che il nostro modo di condurre la ricerca sul terreno, le modalità di analisi che avevamo adottato, e la stessa forma di questo testo etnografico erano strettamente interconnesse.”

La suddivisione delle note

Non esiste un modello standard per redigere un resoconto di etnografia digitale; quindi, anche in questo caso, ci troviamo a dover attingere alle metodologie consolidate nelle scienze umane per trovare una traccia strutturale su cui basare il nostro lavoro. In particolare, abbiamo scelto di adattare l’organizzazione delle fonti suggerita da Mariano Pavanello nel suo libro Fare antropologia. Metodi per la ricerca etnografica. Pavanello, professore ordinario di Discipline Etnoantropologiche all’Università La Sapienza di Roma, dedica la terza parte del suo volume al tema delle fonti prodotte dall’osservatore, introducendo una classificazione particolarmente utile per strutturare le nostre osservazioni in ambito digitale.

Nella sua opera, Pavanello propone una suddivisione delle “note di terreno” raccolte durante il processo di osservazione, distinguendole in tre categorie: le note immaginative, le note osservative e le note riflessive. Ciascuna di queste tipologie rappresenta un aspetto diverso dell’esperienza di campo, fornendo strumenti che aiutano a dare forma al materiale empirico raccolto e a interpretarlo in modo sistematico.

Le note immaginative permettono all’etnografo di sviluppare ipotesi e speculazioni su ciò che osserva, andando oltre l’evidenza immediata per esplorare possibilità interpretative. Le note osservative, invece, hanno un ruolo documentativo: raccolgono dati e dettagli in modo oggettivo, descrivendo accuratamente ciò che avviene, senza elaborazioni personali. Infine, le note riflessive rappresentano uno spazio di analisi più personale, dove l’osservatore può riflettere sui propri pensieri, reazioni ed eventuali pregiudizi, rendendo visibili i processi interpretativi.

Tuttavia, è importante chiarire che non abbiamo seguito alla lettera le indicazioni di Pavanello. Abbiamo invece adattato e rielaborato queste categorie per rispondere meglio alle esigenze dell’etnografia digitale, poiché il contesto online comporta modalità di osservazione e interazione uniche, spesso molto diverse dall’indagine sul campo tradizionale. Così, ogni tipo di nota ha acquisito sfumature diverse, che rispecchiano le dinamiche e le specificità delle interazioni in rete, consentendoci di rendere conto con precisione delle osservazioni effettuate in questo ambiente complesso e sempre in evoluzione. Immaginate dunque queste categorie come tre scaffali dove riporre in ordine ciò che abbiamo raccolto.

Le note immaginative

Le note immaginative rappresentano il materiale che prende forma nella mente del ricercatore prima o durante la sua immersione nel contesto di studio. Non si tratta di appunti basati su osservazioni dirette, ma di riflessioni spontanee che nascono dall’interpretazione e dall’intuizione preliminare di chi si accinge a esplorare un determinato gruppo culturale o comunità. Queste note hanno lo scopo di anticipare alcune caratteristiche culturali o identitarie che l’etnografo digitale ipotizza possano essere presenti tra i membri del gruppo osservato. In un certo senso, esse funzionano come una sorta di ipotesi iniziale o di proiezione delle aspettative del ricercatore, che può immaginare comportamenti, valori e dinamiche sociali che incontrerà sul campo. Queste intuizioni costituiscono un punto di partenza, aiutando a orientarsi nel mare di informazioni che emergeranno in seguito.

Le note osservative

Le note osservative, invece, costituiscono il nucleo documentativo della ricerca: sono gli appunti dettagliati di tutto ciò che l’etnografo digitale osserva durante la sua immersione nella comunità online. In queste note vengono registrati in modo oggettivo i comportamenti, i linguaggi specifici utilizzati dai membri, le dinamiche di interazione e le relazioni che si instaurano all’interno della comunità virtuale. L’etnografo si limita a riportare, in modo il più possibile preciso e privo di interpretazione personale, ogni aspetto rilevante che coglie durante la sua esplorazione. Queste osservazioni dettagliate costituiscono la base empirica della ricerca, fornendo una descrizione fedele dell’ambiente osservato che permetterà, in un secondo momento, di formulare interpretazioni più approfondite.

Le note riflessive

Infine, le note riflessive derivano dalle riflessioni dell’etnografo sull’osservazione effettuata. Mentre le note osservative devono mantenere un carattere rigorosamente oggettivo e privo di giudizio, qui, invece, il ricercatore ha lo spazio per esprimere il proprio punto di vista, le sue interpretazioni e i pensieri personali che nascono dall’esperienza di osservazione. Queste note rappresentano un momento di introspezione, in cui il ricercatore può esaminare come le sue aspettative, i suoi pregiudizi e le sue emozioni influenzino la percezione del contesto studiato. Le note riflessive permettono all’etnografo di aggiungere un livello di consapevolezza critica, offrendo una prospettiva personale e soggettiva che arricchisce l’interpretazione del materiale raccolto, consentendo una comprensione più completa e sfumata del fenomeno osservato.

La fruibilità nella pratica

A completare questi tre scaffali concettuali si aggiunge un bauletto: un contenitore virtuale in cui raccogliere e conservare le note multimediali, tra cui fotografie e, se necessario, video, che possano arricchire e supportare visivamente i racconti etnografici. Questo “bauletto” digitale funge da archivio visivo, utile per preservare materiale che può integrare e approfondire la narrazione, aggiungendo un livello di comprensione immediato e diretto per chi legge. La documentazione visiva, infatti, può trasmettere dettagli ed emozioni che le sole parole non riescono a comunicare con altrettanta efficacia, fornendo un quadro più immersivo e coinvolgente del contesto osservato.

Per quanto riguarda il tono di voce del resoconto etnografico, esistono due approcci distinti, ciascuno adeguato a contesti differenti e in grado di creare atmosfere diverse. Potrete scegliere di adottare uno stile in prima persona, per un tono più diaristico e intimo, che faciliti una narrazione personale e coinvolgente, dando al lettore la sensazione di seguire il viaggio e le scoperte dell’etnografo in tempo reale. Altrimenti, si può optare per una narrazione in terza persona collettiva, che conferisce un tono più formale e autorevole al racconto, indicato per contesti dove è preferibile mantenere una certa distanza oggettiva e dare l’impressione di un’osservazione condivisa o istituzionale.

Dal punto di vista tecnico, ci sono diversi formati che potete utilizzare per la presentazione del vostro lavoro, da selezionare in base alle esigenze del committente e del contesto di distribuzione. Se il resoconto deve essere inviato a un editore, potrete preferire un documento in formato PDF o Word, adatto per la revisione e la stampa. Al contrario, se desiderate accompagnare il testo con contenuti visivi, come immagini e grafiche, una presentazione digitale in Keynote o PowerPoint potrebbe essere la scelta più efficace, consentendo di integrare testo e media in una struttura visiva chiara e interattiva.

Infine, considerate la possibilità di distribuire il vostro racconto etnografico in formato digitale, ad esempio su piattaforme online come blog tematici, siti web, magazine digitali o piattaforme di narrazione long-form, come medium.com per una presentazione statica o shorthand.com per una versione interattiva. La scelta della piattaforma e del formato giusto non solo influisce sull’impatto estetico del vostro racconto, ma ne modella anche l’esperienza di lettura e il modo in cui il pubblico percepisce e interagisce con il contenuto, rendendo il vostro lavoro di etnografia digitale un prodotto dinamico e adattabile a diversi contesti di fruizione.

Una scaletta di massima

Prima parte: la preparazione

Le premesse

Il punto di partenza
Per avviare il vostro documento, è essenziale chiarire quali sono le premesse e definire l’oggetto di studio. In questa fase, il testo dovrebbe iniziare con un breve riassunto, un brief, che contenga tutte le informazioni necessarie per comprendere il contesto in cui si svolgerà l’analisi. È fondamentale indicare chi è il committente della ricerca e quali sono le sue aspettative riguardo all’analisi di etnografia digitale. Questo non solo orienta il lettore, ma stabilisce anche un quadro chiaro all’interno del quale si sviluppa il lavoro.

Le principali tematiche
Quali sono i temi portanti del vostro studio? Quali argomenti e questioni verranno sollevati durante l’analisi? In base al brief, dovrete identificare gli argomenti e le parole chiave che vi guideranno durante il vostro lavoro. Questo passaggio è cruciale per delineare i confini della ricerca e per garantire che ogni elemento esplorato rimanga in linea con gli obiettivi iniziali.

Gli obiettivi della ricerca
È essenziale considerare le aspettative di chi ha commissionato il lavoro: quali obiettivi specifici vi ponete come osservatori? Scendete nel dettaglio, cercando di stabilire obiettivi che siano non solo specifici, ma anche misurabili, fattibili e pertinenti. Questo approccio vi aiuterà a mantenere la vostra analisi focalizzata e a valutare il successo della vostra ricerca rispetto agli scopi stabiliti.

I parametri di spazio e tempo
Quali territori digitali intendete esplorare e quale arco temporale considererete per la vostra analisi? L’area di ricerca richiede una familiarità con la cultura digitale, che implica una comprensione della geografia di generazioni, interessi e categorie professionali. È consigliabile rimanere costantemente aggiornati, utilizzando risorse come il portale Ninja Marketing, il sito Vincos.it e i blog di agenzie specializzate come futureberry.com. Frequentare attivamente i principali spazi online vi permetterà di affinare la vostra comprensione del contesto digitale attuale.

Il campione preso in esame
Quando si tratta di identificare i gruppi o i contenuti da analizzare, è fondamentale stabilire quanti e quali andranno considerati nel vostro studio. Fornite numeri realistici per il campione, tenendo conto del tempo e del budget a vostra disposizione. Una buona ricerca etnografica solitamente richiede un ampio respiro temporale, da una a tre stagioni; tuttavia, spesso questo approccio più lento può non allinearsi con le tempistiche aziendali, che tendono a essere più rapide.

Le note immaginative

Le proiezioni di identikit
Tra le persone che conoscete, chi potrebbe potenzialmente rientrare nella vostra ricerca? Utilizzando il vostro vissuto e le vostre esperienze, delineate da quattro a dieci profili. In questa sezione, concentratevi sulla descrizione di personalità, emozioni e aspettative di questi individui. Questo esercizio non solo arricchisce la vostra comprensione delle dinamiche culturali in gioco, ma aiuta anche il lettore a riconoscere identità culturali che possono risultare più vicine e quotidiane. Offrire esempi concreti di profili aiuterà a dare vita alla vostra analisi e a renderla più accessibile e comprensibile, creando un legame immediato tra la ricerca e la realtà vissuta.

Seconda parte: l’osservazione

Le note osservative

La mappatura comportamentale
Per comprendere come si comportano le persone online, è fondamentale mappare i loro gesti e le loro azioni più evidenti. In questa sezione, potete documentare le dinamiche comportamentali osservate, evidenziando le consuetudini e i rituali che emergono nelle interazioni all’interno della community. È anche il luogo ideale per includere eventuali regolamenti, sia palesi che dedotti, che governano il comportamento degli utenti. Questi elementi normativi possono influenzare profondamente le modalità di interazione e il clima generale della community, e la loro identificazione è cruciale per una comprensione approfondita del contesto sociale.

L’analisi del linguaggio
Un altro aspetto fondamentale da esplorare è l’analisi del linguaggio utilizzato dalle persone online. Come si esprimono? Qual è il registro linguistico e il tono di voce predominante? Esistono codici linguistici specifici che caratterizzano questa community? È importante ricordare che lingua e cultura sono strettamente interconnesse; la vostra missione è capire la visione del gruppo su determinati argomenti. Spesso, queste visioni si manifestano attraverso commenti, “Mi Piace”, emoji o altre forme di interazione digitale. Mettetevi nei panni degli interpreti, cercando di cogliere le sfumature e i significati che emergono da queste comunicazioni.

Le relazioni della community
Oltre ai ruoli di amministratori e moderatori, è essenziale analizzare le altre relazioni e gerarchie, sia reali che fittizie, che si instaurano all’interno della community. Indagate se ci sono rituali caratteristici che definiscono l’identità del gruppo. Come sottolinea lo studioso Matthew Engelke nel suo libro Pensare come un antropologo, gli antropologi sono affascinati dai rituali poiché questi rappresentano una mappa del territorio esplorato. Se riuscite a decifrare un rituale, avrete accesso a una chiave di lettura della cultura stessa. Engelke argomenta che i rituali favoriscono la partecipazione attiva, fungendo da veicoli di creatività e critica, e possono rappresentare mezzi attraverso cui si attua un reale cambiamento e si dà voce a opinioni autentiche.

Terza parte: il compendio

Le note riflessive

I punti salienti emersi
Alla luce della vostra ricerca, quali sono i dieci aspetti più rilevanti che meritano di essere evidenziati? Non temete di generalizzare; ricordate che state misurando un respiro comunitario e non si può pretendere di analizzare ogni singolo individuo in dettaglio. Questi punti salienti forniranno un riassunto efficace e immediato delle scoperte chiave, offrendo un quadro chiaro delle dinamiche osservate e dei temi più significativi.

Le prospettive future
Considerando i risultati ottenuti, quali considerazioni e indicazioni potete offrire? In particolare, nel contesto aziendale, è utile far emergere le tendenze identificate, che potrebbero servire per organizzare, ad esempio, una nuova campagna di comunicazione. Riflessioni su come le scoperte influenzano le strategie future possono rivelarsi preziose per il committente, aiutandolo a orientare le sue azioni e decisioni.

I riferimenti utili
Quali testi e risorse potete segnalare per approfondire il tema della vostra ricerca? Potete fornire link e titoli di libri che avete utilizzato come supporto o che ritenete possano essere utili per il committente, per esplorare punti di vista diversi. Ad esempio, se uno dei temi trattati è il populismo, potreste suggerire la lettura de La Gente di Leonardo Bianchi. Questo non solo dimostra la vostra preparazione sull’argomento, ma è anche un gesto generoso che arricchisce il bagaglio di conoscenze del lettore.

Le note multimediali

La raccolta di foto e video
Quali screenshot, foto e file multimediali potete allegare alla vostra ricerca? Se ne avete, potete inserirli come appendice o integrarli nella seconda parte del documento, a seconda del supporto digitale che avete scelto di utilizzare. È fondamentale, però, ricordarsi di oscurare qualsiasi riferimento a nomi, cognomi e dati sensibili utilizzando programmi di grafica adeguati. La privacy delle persone è una priorità assoluta; proteggere le informazioni personali è non solo un obbligo etico, ma anche un modo per garantire la fiducia e la sicurezza delle interazioni all’interno della community. Utilizzare materiale visivo può arricchire la vostra analisi, offrendo un supporto tangibile alle osservazioni e rendendo la vostra ricerca più vivida e coinvolgente.

Consigli di lettura

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