Attacchi terroristici, bolle immobiliari con conseguenti crisi economiche, epidemie, pandemie e adesso persino guerre: i nati tra il 1985 e il 1995 nelle società occidentali hanno progressivamente visto sgretolarsi il mondo rassicurante e pacifico, forte di un’economia stabile, costruito dopo la seconda guerra mondiale dai loro nonni.
Cresciuti a casa dei loro genitori Baby Boomer è stato insegnato loro che è normale a un certo punto uscire di casa, trovare un lavoro, sposarsi, fare figli e stare così fino alla pensione. Peccato che già al primo step le cose si siano già da subito presentate problematiche e diverse da come ci si aspettava. Il potere di acquisto di un Millennial è circa la metà di quello di un Baby Boomer alla sua stessa età e i vari fattori economici che riguardano il mercato del lavoro e il mercato degli immobili rendono anche il secondo passaggio tutt’altro che scontato. Per quanto riguarda lo sposarsi e fare figli i dati ISTAT sulla natalità in Italia nell’ultimo anno, sono più che esplicativi. Riguardo alla pensione dei Millennial poi, meglio non dire nulla.
La situazione è quindi che i Millennial sono stati educati a considerare normale e a desiderare uno stile di vita che, nei fatti, molti pochi di loro possono permettersi. Questo genera ansia, frustrazione, insoddisfazione, depressione e altri disturbi mentali.
La cosa più triste è che la stessa generazione che dice ai millennial cosa dovrebbero fare (esempio: “alla tua età io già mantenevo una famiglia da dieci anni” cit. baby boomer) è la stessa che sfrutta i punti deboli degli sventurati a suo vantaggio: un piano pensionistico pagato dai millennials in cambio di stipendi non adeguati. Questa mancanza di sintonia crea ancora più distanza, più incomprensione e depressione nei giovani trentenni.
Da qui si comprendono fenomeni come “the great resignation” un picco di dimissioni spontanee di giovani dai 24 ai 36 anni nelle aziende del nord Italia (e in altri paesi) al minimo fermento nel mondo del lavoro, per procurarsi un posto di lavoro migliore.
Ma quando l’umore nero e il senso di scoramento mordono questi giovani, in realtà molto motivati e tenaci, cosa fanno?
Chi può entra in terapia, alcuni cercano la calma con appositi apparecchi antistress tecnologici o app per smartphone, gli altri si dilettano rispolverando vecchi rilassanti passatempi come il punto croce, i lavori a maglia o i libri da colorare.
Si chiama Stich and b*tch, ed è un trend che è nato nel 2019 tra i Millennial newyorkesi e che siè diffuso in tutto il mondo a macchia d’olio con la pandemia. Di solito sono scritte ciniche in pieno stile Millennial ricamate a punto croce con fiocchi e fiorellini, ma anche opere d’arte con il ricamo artistico come quelle dell’artista francese Nastasja Duthois.
In ogni caso basta digitare “punto croce” su Pinterest per rendersi conto dell’ampiezza di questo trend e di quanto i giovani ricamino (e probabilmente siano stressati).
Non manca chi preferisce il lavoro a maglia e anche qui i social network ci danno un’idea dell’ampiezza e della popolarità di questa pratica, ma un caso illustre è, per esempio, l’athleta britannico Tom Daley che si è messo sferruzzare durante le Olimpiadi tenute nel 2021.
Per non menzionare il trend dei libri da colorare per adulti (anche questi spesso caratterizzati con scritte ciniche o di dubbia eleganza), in continua crescita dal 2015, e i kit per fare journaling e scrapbook, per coloro che preferiscono scaricare le asprezze della vita su carta.
Ovviamente, siccome “c’è un app per tutto” (proverbio della saggezza popolare Millennial), esistono fior di app per smartphone per monitorare o implementare la propria salute mentale: una di quelle più scaricate di sempre appartiene proprio a questa categoria e si chiama Calm. Il mercato delle app per la salute mentale era intorno ai 200 milioni nel 2019 ma ci si aspetta questa cifra moltiplicata per due per il 2022.
Queste app possono semplicemente rilassare con rumori bianchi o funzionare come un diario delle proprie emozioni, oppure forniscono un vero e proprio servizio di terapia con veri professionisti in videoconferenza nell’app. A volte alle app si combinano attrezzature come FocusCalm: una fascia digitale da mettere sulla testa, che rileva le onde emesse e perciò i livelli di stress dell’utilizzatore e lo allena tramite un’applicazione ad abbassare questi livelli.
I più tradizionalisti, infine, si affidano nel modo più classico al terapeuta e al famoso lettino (o poltroncina secondo i gusti), apportando comunque un’innovazione: non facendone mistero. Nel mondo Millennial, fortunatamente, chiedere aiuto rivolgendosi a un professionista non è qualcosa di cui vergognarsi, non è qualcosa da stigmatizzare, non è per i deboli, non è per i pazzi o per le persone problematiche ma solo per tutti coloro che vogliono prendersi cura di sé stessi e della propria salute.
E forse questa è la più importante innovazione.