Scuro Chiaro

Quando diciamo “infedeltà”, che cosa intendiamo esattamente? È una botta e via, una storia d’amore, sesso a pagamento, una chat room, un massaggio con lieto fine?

Così inizia il Ted Talk sull’infedeltà di Esther Perel, psicoterapeuta, scrittrice e public speaker. Tra gli esempi che porta c’è la storia di una sua paziente, Heather. È sposata con Nick e hanno due figli. Un giorno lui parte per un viaggio d’affari e lei inizia a giocare con l’iPad insieme ai suoi figli. Ecco che vede arrivare un messaggio, poi un altro e così via, finché non scopre centinaia di messaggi e fotografie che suo marito Nick si è scambiato con un’altra donna. Il commento di Esther Perel è il seguente: le “avventure” nell’era digitale sono una morte lenta per dissanguamento. Perel non dice, però, che tipo di morti siano le “altre” avventure. Colpi al cuore o pugnalate alla schiena? Sono davvero due tipi differenti, o possono rientrare nella stessa categoria di “tradimento”? La definizione di infedeltà è cambiata con il digitale: si è espansa.

Se prima la monogamia era intaccata da sveltine in hotel, doppie famiglie o da segretarie particolarmente attraenti (per non parlare di altri stereotipi quali baby-sitter, ragazze alla pari, idraulici e compagnia bella), oggi non spaventano – solo – i rapporti reali, ma anche le azioni compiute online. Tra queste c’è il sexting, crasi tra sex (sesso) e texting (scrivere sms). Viene anche chiamato “sesso virtuale” e consiste nell’invio di messaggi, foto e video sessualmente espliciti. Fare sexting con altre persone, guardare i porno ed essere segretamente attivi nelle app di appuntamenti sono tre elementi che, per alcune categorie di persone, rientrano nella definizione di tradimento.

“I think he got lost in my DMs”

Se fate parte della Generazione Z e usate spesso TikTok allora avete capito a che cosa mi sto riferendo, quindi spieghiamolo alle altre generazioni. Alla fine del 2019, alla Live Lounge della radio della BBC, Harry Styles (cantante, icona pop ed ex membro degli One Direction) ha fatto una cover della canzone Juice di Lizzo. Al minuto 2:29 il testo dice:

Somebody come get this man / I think he got lost in my DMs, (what?) / My DMs, (what?) / You better come get your man / I think he wanna be way more than friends, (what?) / More than friends / What you want me to say?

Ovvero: qualcuno venga a prendere quest’uomo / credo che si sia perso nei miei DM, (che cosa?) / i miei DM, (che cosa?) / Ti conviene venire a prendere il tuo uomo / penso che voglia essere più di un amico, (cosa?) / Più che un amico / Che cosa vuoi che dica?

Questo estratto è andato virale come suono su TikTok. E migliaia di teenager hanno iniziato a raccontare di come i propri partner siano scivolati nei DM (in inglese slide into) di altr* ragazz*.

Perdersi o scivolare nei DM indica quando qualcuno di fidanzato scrive nei direct message (su Instagram, Snapchat o qualsiasi altro social con messaggistica) a un’altra persona, provandoci e – a volte – chiedendo anche foto esplicite. La GenZ considera definitivamente tradimento fare sexting con altre persone.

In uno studio del 2017 commissionato dal Deseret News si è registrato che il 69% degli americani considera tradimento mandare messaggi sessualmente espliciti ad altre persone. Sempre nel report (e il pdf si può consultare qui) si può notare che, per il 16% degli americani, perfino seguire l’ex sui social è considerato tradimento. Dylan Selterman, psicologo e Senior Lecturer all’University of Maryland, sostiene che le persone religiose tendono ad avere giudizi morali più severi sul sexting e gli altri atti digitali (qui l’articolo della CNN).

Se la tecnologia dà più strumenti e modalità per tradire, dà anche più opportunità di sbirciare e scoprire i tradimenti: dalle cose più semplici come gli ultimi accessi sui social, le password salvate in automatico e i like tattici, fino agli estratti conti, le mail, o perfino le iscrizioni a qualche Patreon più licenzioso. Patreon è una piattaforma online che permette ad artisti di ogni tipo di condividere i propri lavori con i propri fan o seguaci. Questi ultimi vengono chiamati patrons (benefattori), perché sostengono economicamente gli artisti con donazioni regolari (oppure su singolo contenuto). Tra chi si definisce artista ci sono anche persone che vendono proprie foto osé, di nudo.

Comunque, tornando a noi, in questo articolo di VICE non tutte le persone intervistate sono convinte che il sexting rientri nello spectrum del tradimento, ma molti sono favorevoli a guardare nel telefono dell’altr*.

Ma guardare porno è tradire?

In linea generale tutti sono contrari a guardare il telefono dell’altro, ma allo stesso tempo, se sospettassero un tradimento, lo farebbero. Tra i vari check può capitare di sbirciare anche la cronologia. Che cosa spinge le persone a cancellare la propria cronologia? Ci si vergogna delle proprie ricerche, qualcuno dice che rallentino il browser, oppure lo si fa spinti da un’ondata ecologista (perché sì, inquina anche il cloud). La prima ragione che viene in mente per cancellare la propria cronologia, però, rimane il consumo pornografico.

Nel 2019, secondo il report annuale di Pornhub, gli accessi al sito arrivavano per il 76,6% da smartphone, per il 7,1% da tablet e per il 16,3% da computer desktop o portatile. Non tutti gli utenti utilizzano regolarmente la modalità privata per accedere a siti pornografici, quindi è possibile ritrovare gli accessi nella cronologia.

È molto probabile che la pornografia crei problemi all’interno di una relazione; magari non gravi come quelli che racconta Eli Nash nel suo Ted Talk, ma sempre problemi. Il 19% degli americani considera sempre tradimento guardare porno senza partner; il 28% dice che è capitato di considerarlo così, mentre il 53% non lo considera affatto tradimento. Probabilmente la variabile sta proprio nel “senza partner”, ribadendo la correlazione per cui è tradimento se viene nascosto o deve essere tenuto segreto. Non è l’atto in sé. In più il valore della percentuale di chi è convinto sia tradimento viene alzato dalla silent generation (i nati dal 1928 al 1945), che lo ritengono tradimento al 38%.

La Generazione Z ha tutt’altro approccio. Su TikTok è stato di moda un audio composto da Oops! di Doris Day e la sigla di Pornhub. Qui potete vedere tutti i video che sono stati registrati su questo suono, in cui si inquadra un’altra persona per vedere la sua reazione al momento della sigla. GenZ e Millennial scherzano, ridono e si prendono in giro; niente più.

Sì, c’è un’app per tradire

Gleeden è un’app d’incontri francese pensata dalle donne, nel senso che, a loro detta, è stata creata da un team totalmente femminile. L’iscrizione è gratuita ma, se le donne possono utilizzarla senza spese, gli uomini, invece, devono acquistare dei “crediti” (€40 spesi sull’app danno 100 crediti). I crediti servono per vedere fotografie, inviare messaggi e (paradossalmente) anche per riceverli.

Non è una classica app come Tinder o Grindr, ma è specifica per incontri extraconiugali. La maggior parte degli utenti è sposata, ma ci sono anche single, a patto che siano in cerca di “una relazione senza coinvolgimento con una persona sposata”.

In un’intervista del 2009 a Le Parisien, Teddy Truchot, uno dei direttori di Black Divine (la società che ha creato Gleeden), definiva il servizio di Gleeden un facilitatore. Questa espressione fa riferimento al lavoro del sociologo Pascal Lardellier, professore di Scienze dell’informazione e della comunicazione all’Università della Borgogna.

Lardellier parlava di adulterio tecnologicamente assistito già pionieristicamente nel 2004, in Le cœur net. Célibat et amours sur le Web, e poi nel 2012 con Les réseaux du coeur. Sexe, amour et séduction sur Internet. In quest’ultimo si racconta anche come gli incontri a fine sessuale su Internet siano stati facilitati dalle crescenti tecnologie: webcam, messaggistica istantanea, app, geolocalizzazione etc. (qui su Be Unsocial avevamo già parlato del rapporto tra pornografia e digitale), ma anche da nuovi filtri su cui varie app hanno puntato, per far sì che si trovino partner seguendo parametri specifici:

Queste applicazioni si propongono di soddisfare ogni inclinazione, non solo sessuale, cercando di ingaggiare e connettere nicchie di persone.

Sempre secondo Teddy Truchot “l’adulterio assistito e sostenuto tecnologicamente solleva l’ipocrisia dei siti che vendono romanticismo. (…) Il sito conferma una vita più flessibile in coppia. Stiamo passando dalla monogamia al poligaming, un modello postmoderno in cui avere una relazione, anche se non ufficiale, diventa più semplice. L’evoluzione dell’aspettativa di vita e il fatto che Internet moltiplichi le possibilità di incontri aumenterà questa evoluzione dei costumi”.

È così che, almeno in parte, si è espansa la definizione. Non dev’essere per forza una morte lenta per dissanguamento come ha detto Esther Perel. Meglio pensarla come Truchot: è un semplice cambiamento dei costumi.

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