Sfogliando il catalogo IKEA di quest’anno, avremmo dovuto intuirlo: al di là dell’esplosione dello stile japandi, sotto traccia si era fatto largo una diversa tendenza, quella dell’avere tanti oggetti sparpagaliati alla rinfusa nei salotti e nelle camere da letto. Una confusione allegra, certo, ma che archivia definitivamente l’irraggiungibile estetica minimalista che ha dominato a lungo le immagini sui social, anche grazie al successo di Marie Kondo.
La parola d’ordine, per i più giovani e per i loro genitori, è benvenuto disordine.
I tempi del “riordina subito la tua camera!” sembrano essere svaniti.

Letti sfatti con svariati strati di coperte, vestiti sparsi qua e là in camera e ninnoli sentimentali sulle mensole senza un ordine preciso: se una volta chiamavamo tutto questo disordine, oggi è stato ribattezzato con il termine Cluttercore. Ed è assai curioso registrare come tale estetica anti-minimalista stia muovendo i suoi passi dalla popolazione più giovane di TikTok.
Come conferma anche i-D Vice, Cluttercore è stato coniato dal TikToker @mDugy, noto anche come Micah. Tutto ha avuto inizio da questo video qui – tra quadri alle pareti, libri impilati e soprammobili in ogni dove – e oggi l’hashtag ha più di un milione e mezzo di visualizzazioni.

È interessante veder come sia sul catalogo IKEA che su TikTok, l’apparente accumulo in realtà non sia altro che simbolo di un senso di sicurezza e intimità – incrementato dal lockdown che abbiamo vissuto tutti quanti. Le nostre “cose” nelle stanze sono pezzi di storia vissuta, dunque qualcosa di confortante e significativo, e non qualcosa da buttare via per fare spazio.
Dando una lettura intergerazionale, il Cluttercore potrebbe essere anche una reazione di rifiuto dell’estetica legata al modernismo e persino all’interior design tradizionale che spesso per la Boomer e Generazione X si estende anche fino al minimalismo. Un’ulteriore presa di posizione identitaria, insomma, da parte dei giovani Z.

Infine, quante volte abbiamo detto o sentito la frase “io riesco a orientarmi nel mio casino”. Ebbene, il Cluttercore è proprio questo: la possibilità di ricreare uno spazio personale dove far fluire la propria creatività. Da non confondere, tra l’altro, con un accumulo malsano di oggetti, ma piuttosto il suo contrario: un inno a ciò che possiamo sentire come il nostro “nido”.
Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.