Storie avvolgibili, dagli aedi dell’antica Grecia ai podcast

Ebbene sì, manca poco, sta per nascere il nostro primo podcast: Umano digitale. Come esplorare il mondo senza uscire dalla Rete grazie a Storie avvolgibili. Cinque episodi, a partire dal 10 novembre, sulla meraviglia dell’antropologia digitale, e più nello specifico, delle sorprendenti scoperte che si possono fare con la netnografia.

Ci saranno nonna Irma e la sua personale definizione di smartphone, il Covid e la parola “hacker” associata ai maniaci delle pulizie, Erodoto come primo etnografo della storia, il pupazzo Furby, il robot Emiglio, l’aspirapolvere Roomba e Amazon Echo, la sostenibilità raccontata da quegli hashtag che sono manifesti per la Generazione Z.

Ma prima di svelarvi tutto e darvi le coordinate per l’ascolto, abbiamo pensato di fare due chiacchiere con i capi squadra che ci hanno seguiti in questi mesi con grande professionalità – anche se a distanza, causa emergenza sanitaria, ma rendendo ancora tutto più squisitamente umano. Buona lettura!

Iniziamo con il direttore editoriale di Storie avvogibili. Scrittore e storyteller, Diego Alverà racconta storie grandi e piccole strappandole all’oblio per restituirle al presente sotto forma di narrazioni su carta, su web e dal vivo. Crede da sempre nel fascino degli irregolari e nell’importanza di riportare alla luce le vicende dimenticate come ispirazione per il nostro futuro. Dal 2016 scrive, progetta e porta in scena, con il fortunato format di live storytelling Diego Alverà racconta, molte narrazioni originali dedicate a miti e icone dello sport, del calcio, dei motori, della musica, della montagna e dell’avventura.

Come nasce il progetto editoriale di Storie avvolgibili?

A dispetto del dato strettamente anagrafico, il progetto Storie avvolgibili ha radici lontane. Nasce infatti dall’intreccio tra il percorso pionieristico della web radio Ultimo Piano e la visione narrativa della comunicazione di Pensiero visibile, tra l’esperienza maturata sul campo con le molte narrazioni dal vivo prodotte sotto il marchio Storie da raccontare e le competenze sul sound design di Osteria futurista, la nostra factory di produzioni musicali.

Nei fatti è un decennio che lavoriamo in questo contesto e possiamo ben dire che abbiamo cominciato a occuparci di podcast ben prima che se ne interessasse il mercato, lavorando su tutte le (sue) potenzialità espressive e narrative di questo straordinario e duttile strumento.

Nella nostra visione il podcast non è solo un formidabile strumento di comunicazione, ma anche e soprattutto un prodotto editoriale di narrazione, anche laddove risponde a esigenze di natura più strettamente divulgativa, giornalistica o di valorizzazione dei brand aziendali.
Al centro di tutto ovviamente c’e la voce, ci sono i suoni e l’ascolto, in buona compagnia, però, di un ampio spettro di linguaggi e tensioni culturali strettamente legate alla narrazione, all’ambiente radiofonico e anche all’universo delle arti espressive, della musica e del cinema.

Quale rapporto si crea tra la voce narrante e l’ascoltatore?

È un rapporto straordinario e unico, di natura quasi intima. Il podcast regala l’opportunità di stringere con l’ascoltatore una relazione diretta, priva di mediazioni. È la sua specialità, ciò che lo rende oggi più che mai indispensabile nella trasmissione di valori e nel racconto del mondo che ci circonda.

La narrazione audio consente di condurre per mano chi ascolta in universi spesso distanti o immaginifici. Quando parole, suoni e ritmo sposano il congegno narrativo, allora si crea una sorta di magica alchimia che ricorda la trance indotta dal cinema o dal teatro, trasformando il podcast in un’esperienza inedita, coinvolgente ed emozionante.

Che cosa possiamo ascoltare a oggi tra i vostri podcast? E tra le novità in produzione?

Nel carnet Storie avvolgibili sono presenti molte produzioni originali e branded.
Nella collana Gli avvolgibili convivono molte serie dedicate al mondo dello sport ed, in particolar modo, al suo racconto che rappresenta per la struttura una tensione strategica e importante. Narrano, ciascuna da un punto di vista originale e diverso, le molte sfide di donne e uomini di sport puntando però sempre l’attenzione sul concreto lascito di quelle loro avventure alla nostra contemporaneità.

La collana Velocissimi racconta la velocità e tutti i suoi piccoli e grandi miti passati. A bordocampo, una serie scritta e raccontata da un decano del giornalismo sportivo come Adalberto Scemma, tratteggia invece i profili di grandi atleti intrecciandoli a un corposo piano di memorie personali, mentre Danilo Castellarin racconta in cinque puntate Il secolo di Enzo Ferrari, anche con l’ausilio di una serie di testimonianze inedite di piloti e collaboratori da lui raccolte nel corso degli anni. Le serie Oltre. Storie di eroi e antieroi dello sport e Once in a lifetime scavano anch’esse nel passato raccontando le traiettorie irregolari e spesso poco ortodosse di donne e uomini.

I prossimi giorni ci vedranno impegnati nella presentazione di ben tre nuove serie a cui teniamo particolarmente. Siamo infatti davvero orgogliosi di presentare, per la collana Mondi reali, la serie curata, scritta e raccontata da te Umano digitale. Ovvero come esplorare il mondo senza uscire dalla rete, a cui nel giro di pochi giorni seguirà il lancio di una nuova serie tratta dal libro Fogli di via. Racconti di un vice questore. scritta e raccontata da Gianpaolo Trevisi nell’ambito di un podcast narrativo di grande intensità e suggestione.

Infine, il prossimo mese ci vedrà impegnati nel lancio di una nuova produzione narrativa dalle tinte oscure e noir in quattro puntate. Elvis. Il diario di un serial killer restituisce infatti l’agghiacciante mindset di un omicida seriale, un racconto coinvolgente in prima persona che prende spunto da fatti di cronaca nera per indagare i labirinti mentali di un serial killer, sfociati poi in una serie di crimini efferati.

Molte sono inoltre le produzioni in fase progettuale che vedranno la luce nei primi mesi del nuovo anno. Alcune rimarranno saldamente legate all’ambito narrativo, altre saranno invece dedicate alla promozione dei brand aziendali, ambito e prospettiva che consideriamo strategica.

Ma quali sono le chiavi del successo del format podcast più in generale, e qual è l’impatto dei branded podcast nel mondo corporate? Continuiamo la nostra chiacchierata con Gaia Passamonti, cofounder di Storie avvolgibili, nonché umanista, corporate storytelling strategist e socio fondatore di Pensiero visibile.

È scoccata l’ora del podcast. Quali sono gli ingredienti che lo sta lievitando negli ultimi tempi?

Credo che il podcast soddisfi in maniera molto diretta uno dei bisogni più originari dell’essere umano, ovvero quello di ascoltare storie. Rispetto ad altri mezzi, ha la capacità di arrivare in maniera più profonda, perché non è mediato dalla tecnologia visiva ma entra direttamene nelle nostre orecchie, e da lì nel cervello. Diciamo che fa centro più in fretta e più efficacemente, insinuandosi nel sistema limbico senza troppo scomodare la nostra parte razionale, ma seducendo quella emotiva.

A questi aspetti neuroscientifici e ancestrali si unisce il fatto che la fruizione dei podcast si adatta perfettamente alla nostra vita contemporanea, sempre affollata di impegni e multitasking. Per ascoltare un podcast non occorre fermarsi davanti a un video, ma possiamo contemporaneamente fare dell’altro. Insomma, il podcast è un oggetto digitale che unisce meccanismi antichissimi ad altri modernissimi o addirittura futuribili, se entriamo nel mondo appena agli albori dei comandi vocali.

Da ultimo, un fattore incidentale ma non meno determinante è stato il periodo del lockdown, in cui il tempo a disposizione e il bisogno di ascolto sono cresciuti esponenzialmente: secondo i dati di Spreaker tra dicembre 2019 e marzo 2020 la media mensile di ascolti di podcast sulla piattaforma è aumentata del 50%, mentre a partire dal 3 marzo 2020 i nuovi podcast caricati nelle categorie Tempo libero ed Educazione sono cresciuto di oltre il 600%.

Quali sono gli antenati del podcast, quali le tappe di crescita di questo linguaggio?

Se penso a un contenuto narrativo trasmesso solo a voce e in grado di creare coinvolgimento e trance narrativa la prima cosa che mi viene in mente sono gli aedi, i poeti che raccontavano le grandi storie degli eroi della guerra di Troia durante i banchetti dei re nell’antica Grecia. Il più famoso di quegli aedi, o un gruppo dei più famosi, ha preso il nome di Omero, e i suoi racconti sono arrivati fino a noi con una forza che non ha più avuto uguali.

In quell’epoca di trasmissione soprattutto orale del racconto sono state inventate tutte le tecniche retoriche ma anche pratiche che tuttora si utilizzano nella scrittura da ascoltare.
Un trick che mi ha sempre affascinato ad esempio è quello della scrittura “formulare”: nell’Iliade e nell’Odissea ci sono intere frasi o definizioni che si ripetono continuamente per aiutare la memoria e completare elegantemente i versi, come “l’aurora dalle dita di rosa” o gli eponimi quali “il pie’ veloce Achille”.

In epoca molto successiva mi vengono in mente invece i radiodrammi che ascoltavo da bambina alla radio negli anni Settanta. Ancora adesso ricordo con un brivido una versione del Dracula di Bram Stoker il cui sound design mi ha procurato gli incubi per anni. Di quell’esperienza i podcast hanno ereditato il possibile format seriale, che ora domina il nostro desiderio di intrattenimento nella versione televisiva.

Tenendo presenti questi precedenti, il successo del podcast si innesta quindi in un fenomeno culturale più ampio, legato al ritorno di interesse per la dimensione orale del racconto e della trasmissione del sapere dovuta sia a ragioni emotive (la voglia di immergersi in un racconto che in forma audo “fa effetto” più velocemente) che pratici (la necessità di usare mezzi più veloci e fruibili in contemporanea, che ha decretato ad esempio il successo delle note vocali).

E concludiamo con le aziende: quali realtà dovrebbero prenderlo davvero in considerazione?

Nel mio libro Podcast marketing. Dare voce al brand per una content strategy di successo (Hoepli, 2020) elenco 10 motivi per cui le aziende dovrebbero inserire i podcast nella loro ecosistema della comunicazione. In sintesi gli obiettivi che si possono raggiungere con un podcast branded sono i seguenti:

:: raggiungere nuove fasce di pubblico: tipicamente il pubblico Millennial, ma non solo, considerando che tra gli ascoltatori “forti” di podcast ci sono anche quelli della fascia 45-55;

:: raggiungere nicchie definite di pubblici, verticalizzate su argomenti molto specifici, nel caso ad esempio del lancio di un prodotto;

:: creare o rafforzare una community intorno al brand, sia essa interna o esterna all’azienda;
approfondire o valorizzare parti della narrazione aziendale che non trova spazio o attenzione all’interno degli strumenti tradizionali;

:: ampliare i territori narrativi del brand, introducendo nuove parti di narrazione meno commerciali e più legate ai valori aziendali o alla brand story in senso esteso;

:: aggiungere una sfaccettatura alla personalità del brand, introducendo un nuovo tono di voce per un obiettivo o un pubblico specifico.

Sicuramente va tenuto presente però che l’oggetto podcast è un mezzo e non un fine, non serve in senso stretto a “vendere di più”. Per questo credo che le aziende pronte a progettare una strategia audio siano oggi in Italia quelle più attente all’aspetto valoriale e al cosiddetto purpose, e quelle consapevoli del fatto che la comunicazione serve di questi tempi soprattutto a creare mondi di cui i loro pubblici vogliano far parte. Ed è proprio questo che i podcast sanno fare.

Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.

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