L’educazione finanziaria per i piccoli della Generazione Alpha

Più volte qui su Be Unsocial abbiamo fotografato i primi dieci anni dei bimbi Alpha, la generazione meno numerosa e più indipendente di sempre. Di volta in volta, cerchiamo di restituire un identikit completo dei piccoli di oggi per le generazioni di genitori, fratelli e sorelle maggiori, nonni ed educatori che li stanno affiancando (sempre con lo smartphone in mano).  Oggi aggiungiamo una nuova pagina al manuale d’istruzioni per crescere al meglio con loro, tra giocattoli tecnologici, nuovi territori digitali da esplorare e sì, anche la ricerca di un’istruzione adeguata sulla gestione del denaro.

In fondo, le abitudini monetarie delle persone si formano in giovane età in base ai tempi e all’ambiente circostante. Negli Stati Uniti, i due terzi dei bambini dai 4 ai 14 anni che ricevono una regolare paghetta, fanno emergere abitudini molto diverse da quelle dei loro genitori Gen Y. Uno dei motivi è senza dubbio la pandemia, che ha accelerato la diffusione delle transazioni digitali tra gli adolescenti e i bambini più piccoli.

Oggi i bimbi non stanno chiedendo ai genitori di spendere i propri soldi in Rete, ma stanno anche dicendo loro che vogliono riceverli in digitale, come scrive qui la dottoressa Eliza Filby, esperta di generazioni. Già, perché piuttosto che spendere soldi in libri e riviste di carta, sempre più Alpha considerano l’investimento in elementi per Minecraft, ad esempio, beni “essenziali” ormai in questi ultimi anni. Anche prima dell’emergenza sanitaria, il 61% dei genitori ha dichiarato di aver dato paghette ai figli in contanti, il 30% ha pagato in digitale attraverso pagamenti mobile o bonifici bancari diretti. E ancora, un altro studio del 2019 condotto da T. Rowe Price ha rilevato che il 58% dei genitori descriva i propri figli come “risparmiatori”, dunque non sorprende che più della metà abbia conti di risparmio e salvadanai.

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Un vuoto di dialogo e il ruolo dei social

In questo contesto, diventa rilevante aprire discussioni sul tema tra genitori e figli, se non altro per responsabilizzare sugli acquisti i più giovani, che pian piano capiranno cosa comprare senza più pre-approvazione.

Sempre rispetto al sondaggio già citato sopra, quasi la metà dei genitori ha affermato di perdere spesso l’opportunità di parlare con i propri figli di soldi poiché riluttanti a discutere di argomenti finanziari con i propri figli. I bambini, al contempo, sono desiderosi che i loro genitori condividano la loro saggezza: il 53% degli intervistati tra gli 8 e i 14 anni (Alpha e Z, dunque) ha affermato di desiderare che i loro genitori gli insegnassero di più sul denaro.

Come è facile intuire, i social media stanno influenzando le abitudini di acquisto degli Alpha più grandicelli, perché è qui davanti allo schermo che trascorrono gran parte del loro tempo, con l’80% dei genitori con bambini di età pari o inferiore a 11 anni che dichiara che i propri piccoli guardano video su YouTube. Non solo: oltre la metà afferma che i propri figli lo fanno quotidianamente; il 35% anche più volte al giorno. Negli Stati Uniti, ma anche da noi in Italia, TikTok è senza dubbio una delle piattaforme protagoniste tra i ragazzini, anche se l’età minima per l’iscrizione da utente – teoricamente – è di 13 anni.

Nella maggior parte dei casi, gli Alpha oggi hanno parola su tutto in famiglia, perché su tutto vengono coinvolti, dalla scelta dell’auto di famiglia al televisore da mettere in salotto. Sono specchio di questa tendenza anche le pubblicità degli ultimi anni: cosa si compra lo sceglie il bimbo. Sono i nuovi influencer.

Oltre a imporre il loro gusto, insegnano nuove cose agli adulti, portando in casa abitudini e gesti ecosostenibili imparati all’asilo, alle scuole elementari o proprio su YouTube. Sui social, il fenomeno di influencer si espande, in certi casi anche a dismisura. All’estero, uno dei “kidinfluencer” più popolari è Ryan Kaji, nove anni; il suo canale YouTube Ryan’s World ha oltre 30 milioni di abbonati e vanta decine e decine di collaborazioni con brand.

Un altro caso interessante è il canale di filastrocche Coomelon – il più popolare sulla piattaforma – con la bellezza di 115 milioni di abbonati. I personaggi dei cartoni animati digitali qui sono disponibili sotto licenza come giocattoli in plastica e peluche da rivenditori come Target e Amazon. Infine, a proposito di Amazon, non sorprende scoprire che negli States il 70% della Generazione Alpha sappia cosa sia Amazon Prime e addirittura il 46% abbia accesso a un account Prime.

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Un baby spirito creativo e imprenditoriale

Se da un lato il caso Ryan segna numeri formidabili, dall’altro lato esiste una galassia di casi minori di Alpha che stanno mostrando un simile spirito imprenditoriale e guadagnano i propri soldini – complici anche i lockdown e i genitori più presenti a casa che hanno potuto seguirli. Non stiamo parlando solo di video e streaming online (qui un utile approfondimento), ma banalmente di faccende domestiche extra, che hanno garantito soldi extra: un ottimo modo per capire il valore di ciò che possiedono e che possono fare per incrementare il gruzzoletto.

Il mondo sta diventando inevitabilmente più digitale e senza contanti, e gli Alpha troveranno anche l’ambiente lavorativo del tutto ridefinito, dove avere una solida base di capacità finanziarie, competenze finanziarie e la fiducia necessaria per trasformare le proprie idee in realtà saranno decisivi. Giochi su Roblox, streaming su Twitch, test di app e aperture di canali YouTube sono vere e proprie palestre per ora.

Guardando al di là dei nostri confini nazionali, SuperAwesome ad esempio è stato lanciato proprio in risposta alla domanda di contenuti “kidinfluencer”, consentendo una narrazione di brand sicura e coinvolgente rivolte ai minori di 16 anni. Lo scorso gennaio, invece, ha preso vita Greenlight Max, una piattaforma che insegna ai bambini a investire con la possibilità di acquistare azioni in giganti della tecnologia come Apple e Tesla – approvazione dei genitori permettendo, ovviamente! Allo stesso tempo, i contenuti di intrattenimento sono sempre più preziosi per incentivare una mentalità imprenditoriale.

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Una diversa abitudine di spesa

La spesa per i videogiochi e per gli acquisti in-app per i giochi mobile è in deciso aumento: il gioco sia diventato probabilmente la forma dominante di partecipazione culturale tra le generazioni più giovani, guidando la maggior parte delle loro spese per il tempo libero. Per dirne una, durante la quarantena del 2020, con i suoi mondi virtuali Roblox ha guadagnato 50 milioni di utenti mensili e cinque milioni di creatori attivi: la maggior parte dei giocatori di età inferiore ai 13 anni e quasi la metà di sesso femminile.

Anche se alcuni genitori possano considerarlo uno spreco di soldi, molti bambini utilizzano queste piattaforme per esercitarsi nella progettazione e sviluppare parecchie abilità. Come raccontato in un articolo di RoosterMoney dello scorso febbraio: “buttar via la paghetta di una settimana su un cappello o un gatto virtuale è assolutamente stupido, fino a quando non ricordi la volta in cui hai comprato un elegante cestino per il pranzo delle Spice Girls, hai insistito per avere il pigiama di Star Wars, o forse hai persino messo tutti i tuoi soldi nelle slot della tua sala giochi locale.”

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Un’alfabetizzazione finanziaria per tutta la famiglia

In questa epoca storica i bambini stanno effettuando più transazioni su Internet che mai – spendono, risparmiano e guadagnano – e poiché ricevono più denaro dai loro genitori e parenti, realtà bancarie e brand hanno l’opportunità di insegnare loro l’alfabetizzazione finanziaria. Che siano conversazioni sui videogiochi o sui NFT a essere coinvolti possono essere sia i genitori che i figli, proprio perché ciò che i bambini comprano oggi è, ovviamente, molto diverso da quello che hanno comprato mamme e papà, ma le lezioni possibili sono le stesse. Secondo la National Foundation for Credit Counseling, il 78% degli adulti concorda sul fatto che trarrebbe beneficio dalla consulenza finanziaria, come qualcosa che vorrebbe trasmettere ai propri figli.

La buona notizia è che anche per questa relazione intergenerazionale esistono diverse iniziative educative mirate, come il Financial Garden a Detroit, che utilizza giochi e attività per educare i bambini. La fondatrice Tasha Danielle, dottoressa commercialista, l’ha lanciato nel 2014 quando si è resa conto che molti dei suoi colleghi Millennial non avevano alcun know-how finanziario. Tra le tante app orientate a supportare l’apprendimento finanziario dei bambini all’estero ci sono anche BusyKid, che si concentra sul guadagno per il completamento delle faccende domestiche, e Famzoo, che dà a ciascun dollaro uno scopo e crea incentivi per sostenere una causa oppure risparmiare. 

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Un paio di case study inglesi virtuosi

Il primo caso è la Magic Money Machine, installata all’interno del grande centro commerciale Manchester Arndale, che offre premi ai bambini per il risparmio. Ideata da Metro Bank, è una macchina tecnologica che invita i bambini a versare le monete accumulate e a indovinare quanto hanno risparmiato; chi si avvicina alla somma corretta viene premiato. Gli incentivi cambiano ogni mese, tra astucci, evidenziatori e matite colorate; in palio ci sono anche cinque sterline se si utilizza la Magic Money Machine ogni mese per cinque mesi.

Il secondo caso, sempre proveniente dal Regno Unito, è Money Twist, una app che utilizza giochi interattivi per aiutare i genitori a insegnare ai propri figli più piccoli il valore del denaro. Sviluppata da MyBnk e dalla società di consulenza tecnologica Capco Digital, Money Twist è rivolto ai bambini tra i 5 e gli 11 anni e propone attività per capire debito, rischio e attività bancarie varie. La convinzione è che conoscere questi temi fin dalla tenera età aiuta a fare scelte positive poi in futuro (e a non percepire i soldi come un argomento tabù).

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Un case study di impegno sociale tutto italiano

L’abbiamo visto in tante occasione su queste pagine: in Italia l’attività di educazione finanziaria è uno dei pilastri fondamentali di Banca Widiba, che promuove da sempre la consapevolezza nella gestione dei risparmi con iniziative volte alla creazione di una cultura finanziaria. Per intercettare le famiglie e soprattutto la generazione Alpha, Banca Widiba e FEduF – la fondazione creata da ABI per contribuire alla diffusione dell’educazione finanziaria sul territorio – hanno dato vita al ciclo di incontri “Economia e fantasia – Insegnare ai figli l’educazione finanziaria”. Arricchito dalle testimonianze di professionisti di Widiba, con il contributo di esperti e docenti esterni, gli appuntamenti si svolgono online ogni quindici giorni, con la possibilità di intervenire e di fare domande durante un momento dedicato condiviso.

Quando è il momento giusto per iniziare a parlare di soldi in casa?
Quando si può cominciare a dare una paghetta?
E quando si può iniziare a delegare ai bambini piccole spese domestiche?
Come possiamo insegnare i primi fondamentali per una corretta gestione dei risparmi?

L’educazione finanziaria in famiglia come forma di tutela e benessere; le differenze di genere e gli stereotipi; gli investimenti delle famiglie a seconda del genere dei figli; la situazione nelle scuole e le proposte possibili per l’educazione economica; gli investimenti sul futuro dei figli dalla nascita alla previdenza; il ruolo della sostenibilità per il futuro dei giovani: temi spesso considerati ostici, finalmente proposti con un approccio inclusivo e alla portata di tutti.

Il prossimo appuntamento è previsto per il 7 settembre alle ore 18.30; il tema riguarda “Carenze e opportunità dell’educazione economica. Cosa posso proporre alla scuola dei miei figli?“. Gli incontri sono trasmessi in streaming su YouTube per poter essere fruiti anche successivamente alla diretta.

Vi lasciamo qui sotto il secondo incontro, su “Come nascono e cosa causano le differenze di genere e gli stereotipi in economia”, un denso focus con Azzurra Rinaldi, Direttrice della School of Gender Economics, all’Università Unitelma Sapienza di Roma. Buon ascolto.

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Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.

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