Il progetto #therealMAMMA: parola a Sara Fiorentino

Lavoro e maternità: a che punto siamo? In un momento in cui le persone richiedono rappresentazioni più autentiche e inclusive, anche le mamme cercano uno specchio ben più realistico di quelli patinati da rivista e feed di Instagram. Ci sono svariati progetti in giro per il mondo che si stanno attivando, come ad esempio Make Motherhood Diverse oppure The Mom Project che collega le mamme alle opportunità di lavoro dei datori di lavoro che riconoscono e supportano la loro vita fuori dall’ufficio.

Abbiamo voluto approfondire questi temi con Sara Fiorentino – digital coach, copywriter e social media manager – che da gennaio ha lanciato l’hashtag #therealMAMMA, diventato un appuntamento del venerdì alle 11.30 su Clubhouse e una community su Facebook per parlare del tema mamme freelance e lavoro, conciliare carriera e figli tra digital e realtà. Sara è mamma di due baby Alpha: Arianna, 2 anni, e Davide, 10 mesi.

Buona lettura!

#therealMAMMA: come nasce l’idea di aggregare storie autentiche intorno alla maternità? Quali narrazioni prevalgono sui social?  

#therealMAMMA nasce per condividere ispirazioni e consigli per neo mamme che al termine della maternità si reinseriscono nel mercato del lavoro. Seppure ognuna di noi è diversa per  la situazione familiare, il modo di vivere la maternità e il proprio lavoro, siamo tutte accomunate dagli stessi stati d’animo e gli stessi ostacoli che abitano dentro e fuori di noi. Ci sono giorni in cui vorremmo solo trascorrere tempo con i nostri figli, altri in cui vorremmo dedicarci completamente a noi stesse e al nostro lavoro.

Dentro di noi abitano istinto materno, cura per il prossimo, amore per l’ambiente in cui viviamo ma allo stesso tempo necessità di sentirci realizzate e soddisfatte di noi stesse da più punti di vista. Questa necessità di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, maternità e carriera ci porta ad affrontare sfide quotidiane, sensi di colpa, ripensamenti, fasi up e fasi down. Condividerle, confrontarsi con chi ci è già passato e con le professioniste che possono dare un contributo concreto è fondamentale. Raccontarsi nella vita reale, al di fuori dei filtri Instagram, delle case e donne perfette, diminuisce l’ansia da prestazione. 

Quali sono i temi che più interessano le mamme Millennial che si confrontano con te via social media?

La necessità di cambiare qualcosa nella loro vita. Qualche mese fa ho lanciato un sondaggio proprio per capire quali temi avrei dovuto trattare con #therealMAMMA. La maggior parte ha dichiarato che vuole CAMBIARE qualcosa, perché non va da più punti di vista. Cosa cercano? 

a. Un lavoro che dia soddisfazione senza sottrarre troppo tempo alla vita privata. Tantissime mamme sono state licenziate nell’ultimo anno e altrettante sono alla ricerca di nuove strade da percorrere ma ad una condizione: non dover rinunciare né a se stesse né al tempo per i propri figli.

b. La possibilità di essere aiutate senza sentire il peso esclusivo della gestione dei figli. Secondo l’attuale sistema nazionale, fino ai 3 anni compiuti (ora 2 anni e mezzo in realtà) dei nostri bambini noi non dovremmo lavorare per prenderci cura di loro. Invece, il nostro stipendio (già basso) finisce per buona parte in rette dell’asilo nido e baby sitter o baby parking. La maggior parte di noi ha i nonni a pieno ritmo lavorativo. Non tutti i papà sarebbero disposti a rinunciare a parte del loro impiego lavorativo per dedicarsi ai figli mentre la mamma lavora. 

c. Il riconoscimento degli sforzi e il valore di essere mamma. Molto spesso la percezione esterna che abbiamo di noi mamme è che nel momento in cui lo diventi sei di conseguenza meno disponibile, meno concentrata sul tuo rendimento per te e per gli altri, meno orientata alla crescita e al successo. Non si comprende ancora che quando si diventa mamma si acquisiscono invece molte capacità e competenze in più. Ad esempio io mi sono scoperta molto più creativa che nel passato, molto più materna verso i miei clienti nel senso di prendermi cura davvero dei loro risultati e non pensare esclusivamente al profitto.

d. Modelli da seguire che siano autentici. Se prima criticavamo la famiglia “Mulino Bianco”, tutta riunita intorno al tavolo a fare colazione, in realtà adesso non siamo andati molto oltre. Basta scorrere i risultati di una ricerca hashtag a tema “mamme” su Instagram per guardare case perfette e vuote, in palette colori, bambine infiocchettate che certo non sanno perché mamma scatta duecento foto al giorno, grattacieli di palloncini e torte vertiginose. Questa non è la realtà ma tante di noi ci credono e le conseguenze sono ansia, dipendenza digitale, senso di colpa. C’è però una crescita costante di account e community che invece raccontano la vita vera di una mamma di oggi e sono modelli certamente più sani da seguire. 

e. Formazione e identità. Molte mamme dopo la maternità si trovano disorientate. Molte non accettano più, inaspettatamente, di lavorare fuori casa per tutto il giorno, perchè vorrebbe dire perdersi tutte le tappe dei primi anni dei loro bambini. Cercano un part-time, modalità di guadagno da casa (pensiamo al fenomeno dell’affiliate marketing e del networking, quanto è cresciuto negli ultimi anni) o si mettono in proprio. Mancano il tempo, le competenze, il mindset, la capacità organizzativa e la forza d’animo di “crederci forte”. Molte si sentono in colpa perché dovrebbero dedicarsi ai loro figli e invece stanno pensando a se stesse, hanno paura di fallire e quindi rimangono in una fase di stallo che si prolunga per molto tempo. #therealMAMMA incoraggia queste persone portando esempi concreti di mamme che riescono ad essere soddisfatte di sé senza sentirsi necessariamente in colpa per delegare la cura dei propri figli per qualche ora al giorno a qualcun altro. Non si tratta di essere egoiste ma di recuperare la propria identità e realizzazione personale. 

Cosa significa per te oggi essere freelance e anche mamma?

Quando aspettavo la prima bambina, immaginavo di poter continuare a svolgere le stesse attività di prima, delegando e organizzandomi. Ho poi scoperto però una nuova me, all’inizio incapace di delegare perché volevo prendermi cura direttamente di Arianna e non perdermi neanche un progresso. Poi ho capito che non era salutare nè per me nè per lei. Oggi, quando lascio Arianna al nido oppure Davide gioca con i nonni nell’altra stanza, mentre io lavoro, penso a queste due cose:

:: sono per loro un modello di crescita, di mamma che non solo si prende cura di loro ma che lavora, porta avanti un progetto e consente loro il tenore di vita che hanno, insieme a papà.

:: li sto aiutando ad essere autonomi, indipendenti, a sapersi fidare di coloro che li amano.

Ho imparato a delegare, a darmi dei tempi di lavoro e dei tempi per stare con loro e ho imparato soprattutto ad accettare piani saltati e imprevisti, perché ogni giorno sarà diverso

Condividere o no i propri bambini online:
qual è la tua posizione sullo sharenting

Sullo sharenting non sono schierata da nessuna parte. Dico sempre ai miei clienti e amici che ognuno è libero di condividere ciò che vuole e che è responsabile di quello che posta. Io personalmente ho scelto di condividere alcuni momenti dei miei bambini sui miei canali social al solo scopo di strappare un sorriso a chi li guarda: sono energia, gioia pura, futuro per tutti, non solo per me. Sono moltissime, invece,  le mamme influencer che nel loro feed postano giornalmente le foto dei loro bambini e lo scopo non è solo condividere gioia ma soprattutto guadagnare visibilità e collaborazioni con aziende e partner. Molto spesso vedo un abuso di questo, con bambini chiaramente stufi o irritati per questa presenza invasiva dello smartphone. Altre volte invece i bambini lo hanno talmente “assimilato” come parte della famiglia che diventano veri e propri protagonisti attivi del feed o del video.

Bisognerà vedere nel futuro come reagiranno a questo storico di contenuti. La mia idea è che sarà per loro naturale e comprensibile essere stati “sui grandi schermi” fin da piccoli, perché ci sono nati. Ciò non toglie che le conseguenze negative ci sono e bisogna farci i conti. Personalmente mi è capitato di essere stata contattata su Instagram da uno sconosciuto che mi chiedeva che taglia di pannolini portava Arianna. Evidentemente uno squilibrato, mi ha spaventato e per molti mesi non ho più messo foto dei bambini sui social. Poi il lockdown e la necessità di tenersi stretti e condividere al di fuori del recinto di casa mi ha portata a coinvolgerli nei miei canali. 

Inoltre, vedremo sempre più crescere profili di mamme reali perché moltissime non si riconoscono in questi modelli perfetti, per gli stati d’animo negativi che suscitano. Sempre dal sondaggio che avevo lanciato qualche mese fa, la maggior parte delle mamme dichiarava di non riconoscersi nei modelli di Instagram e preferire le community di mamme “normali” che stanno spopolando su Facebook, dove si leggono consigli utili, idee creative, ricette, lavoretti. Mancava la parte legata al lavoro e speriamo che #therealMAMMA possa dare il suo contributo, compatibilmente con la mamma che ci sta dietro! 

Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.

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