#FacceEmozioni: cinque secoli di storia della fisiognomica

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha presentato la sua nuova mostra temporanea #FacceEmozioni, 1500-2020: dalla fisiognomica agli emoji aperta dal 17 luglio in occasione della Giornata Mondiale degli Emoji fino al 6 gennaio 2020. Un racconto degli ultimi cinque secoli di storia di volti, espressioni, emozioni curato da Donata Pesenti Campagnoni e Simone Arcagni.

Si tratta di un’interessante percorso emozionale tra maschere e sistemi di riconoscimento facciale che conferma, ancora una volta, come il volto sia il più importante luogo di espressione dell’anima e cerca nei tratti del viso, ma anche nella sintesi grafica degli emoji, i riscontri dei caratteri e delle emozioni delle persone.

Un’installazione interattiva del percorso

Il percorso scelto si concentra sulle arti performative e si interseca con arte, scienza, tecnologia e comunicazione: dallo studio dei volti del primo pittore del Re Sole, Charles Le Brun, ai manuali per gli attori di teatro e cinema. Ma ci sono anche la tecnica del morphing, la computer graphics (pensate al sito thispersondoesnotexist che propone volti di persone ricostruiti con le macchine), il motion capture e motion tracking (Gollum de Il signore degli Anelli per citare un’applicazione tra le più note) e i più avanzati software di face recognition.

Dopo l’estate la mostra si amplia con una sezione specifica dedicata a Cesare Lombroso e al suo pensiero. Infatti, dal 25 settembre al 6 gennaio verrà ospictata nel piano dedicato all’Archeologia del cinema “I 1000 volti di Lombroso”, una selezione di fotografie – esposte per la prima volta – appartenenti al fondo fotografico dell’Archivio del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino, che ripercorre le diverse tappe delle sue ricerche – a cura di Cristina Cilli, Nicoletta Leonardi, Silvano Montaldo e Nadia Pugliese.

E nell’ambito della mostra, come un vero e proprio percorso transmediale, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta nella propria sede, dal 17 luglio al 29 settembre, la mostra personale di Paolo Cirio. Exposed curata da Irene Calderoni. Torinese ma trapiantato a New York, Cirio indaga le strutture di potere che caratterizzano la nostra epoca, in cui le dinamiche dei flussi informativi influenzano politica ed economia così come le vite degli individui.

Il campo di ricerca di Cirio sono i media, la rete, i social; il suo metodo è la manipolazione informativa, l’hackeraggio dei dati, finalizzato a rivelare i meccanismi più o meno nascosti, ma spesso ignorati, tramite cui ognuno di noi è perennemente controllato, studiato, catalogato.

Face to Facebook – Paolo Cirio

Ma torniamo al Museo del Cinema.

Faccine o emoji che comunicano l’emozione del momento, software in grado di riconoscere un volto, di ricostruirne o manipolarne i tratti somatici: sono esperienze che caratterizzano la società tecnologica contemporanea ma che hanno radici profonde nel passato.

Da sempre infatti il volto è lo specchio dell’anima e viene esplorato come il luogo privilegiato su cui si disegnano i caratteri e le emozioni dell’uomo. Ed è quello che ha fatto la fisiognomica, una pseudoscienza che sin dall’antichità ha intrecciato i suoi percorsi con ambiti differenti.

Ecco qualche scatto dalla mostra.

Gli emoji sono ovunque.

La squadra dietro l’acclamata tastiera SwiftKey tra ottobre 2014 e gennaio 2015 ha condotto un’indagine tra gli utenti Android e iOS per capire quali fossero gli emoji più scelti trapersone di 16 nazioni e lingue differenti. Il campione superava il miliardo di icone. Emerge così che, ad esempio, i canadesi usano emoji associati soprattutto alla cultura americana, come soldi e armi; i francesi sono gli unici che non vedono il classico smile al primo posto di uso, preferendo il cuore; i russi si servono soprattutto di emoji romantici.

C’è chi addirittura si è inventato un set di emoji personalizzato, comela Svezia tra alba boreale e Björn Borg (swemojis.com), la Scozia con cornamuse e il mostro di Loch Ness (fanmoji.co.uk), e la regione tedesca del Saarland e il cartello “no birra prima delle quattro” (saarmoji.de). Insomma, Paese che vai, cultura ed emoji che trovi.

Durante il percorso sarete invitati a creare il vostro emoji.

Questo è quello di Be Unsocial.

Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.

Total
37
Shares
Previous Article

LGBTQ: 10 segnali di inclusività (anzi, di normalità) dal mondo

Next Article

Che cosa rende un posto reale davvero instagrammabile?