C’è una volta: una favola su misura contro i pregiudizi

Qualche giorno fa siamo inciampati su un progetto che ha attirato la nostra attenzione su Kickstarter: C’è una volta, una favola illustrata, piena di colori e avventura, per raccontare ai bambini nati grazie alla riproduzione assistita la maniera in cui sono venuti al mondo. Un tema delicato che porta con sé molti timori ma che può essere affrontato con semplicità fin dai primi anni di vita. La piattaforma di crowdfunding ha inserito l’iniziativa editoriale nella categoria “Progetti che amiamo” e la campagna resterà attiva fino al 5 gennaio 2020.

La specificità di C’è una volta? La personalizzazione in Rete. Infatti, si possono scegliere le figure genitoriali e i percorsi di fecondazione assistita, oltre che il sesso e il numero dei bambini nati grazie a questo percorso – che ciascuno può costruire attraverso pochi passaggi online.

Sono passati 41 anni dalla nascita di Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta. Oggi, nel mondo, sono oltre 8 milioni coloro che sono nati grazie alla fecondazione assistita e il numero cresce di mezzo milione ogni anno. Aumenta nel frattempo il numero delle cliniche specializzate nella riproduzione mentre i loro costi diventano più accessibili e l’avanzamento della ricerca fa registrare un incremento del successo dei trattamenti. Di anno in anno crescono anche le diagnosi di infertilità, una condizione che riguarda il 15% della popolazione dei genitori, stiamo parlando di circa 70 milioni di persone in tutto il mondo.

In media è possibile affermare che negli ultimi 5 anni i bambini nati grazie alle tecniche di riproduzione assistita rappresentano il 3-6% delle nascite totali. Di fatto i nostri figli, genetici e non, stanno crescendo in un’epoca in cui il vincolo tra concepimento e genitorialità non è più obbligatorio. Ed è proprio da queste premesse che nasce l’esigenza di creare un progetto capace di sgretolare i pregiudizi.

C’è una volta ancora non c’è, ma sarà presto pronta in quattro lingue (inglese, spagnolo, italiano e francese); è scritto da Beatrice Mele e illustrato da Raquel Gutierrez, ed è il primo libro di Matamua, casa editrice italo-spagnola per bambini d’avanguardia. Abbiamo fatto due chiacchiere proprio con Beatrice. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Innanzitutto, il contesto: in che modo i libri personalizzati per bambini stanno portando un’evoluzione nell’editoria? Che cosa li rende speciali?

Le storie personalizzate sono uno dei modi per far sentire ogni bambino unico, amato e… capace di tutto: infatti può diventare il protagonista di ogni libro, riconoscendosi nei dettagli. Ogni libro è realizzato su misura in base alle caratteristiche selezionate dall’utente/lettore, ecco perché non è possibile trovare questo tipo di libri nelle librerie, bensì ciascuno è chiamato a costruire la propria storia attraverso un percorso sul sito della casa editrice per poi acquistarlo con carta di credito e riceverlo direttamente a casa attraverso una spedizione che può essere tracciata o meno. Anche questa è una opzione personalizzabile, insieme alla confezione e al tipo di copertina, rigida o flessibile.

Scendiamo nello specifico di C’è una volta. Quali sono i luoghi comuni più frequenti legati alla riproduzione assistita?

Chi ricorre a questo tipo di tecniche per formare la propria famiglia, di solito ci arriva carico di timori. Intanto perché è un argomento di cui si parla poco, complici le legislazioni restrittive di vari paesi, Italia inclusa, poi perché lo stigma dell’infertilità è forte e porta con sé un senso di vergogna dato dal percepirsi come difettosi. Una paura che poi evolve in quella di sentirsi meno genitori. Ecco perché spesso si sceglie la strada del segreto, con i figli e con gli altri.

Come è nata l’idea di toccare questo tema attraverso la personalizzazione?

La riproduzione assistita è un percorso che riguarda tutti i tipi di famiglia: che tu sia etero, gay, in coppia o single, non fa differenza. Nonostante alcuni in questa affermazione troverebbero più un motivo per storcere il naso, a noi invece sembra un messaggio bellissimo. Attraverso le differenze, C’è una volta mette in risalto le cose che abbiamo in comune. È una storia che comunica un messaggio di amore e coraggio, direi programmatica della linea editoriale di Matamua, la casa editrice che abbiamo fondato a Bilbao e che si rivolge a un pubblico internazionale.

Quali sono le aree personalizzabili di questa pubblicazione?

C’è una volta permette di personalizzare la storia attraverso la scelta delle figure genitoriali, il trattamento di riproduzione assistita affrontato e il sesso e il numero dei bambini nati grazie a questo. Oltre alla possibilità di aggiungere una dedica speciale e la foto della famiglia.

A chi vi rivolgete? Quale pubblico vi piacerebbe intercettare?

Oltre alle famiglie che si sono fermate con questo percorso, pensiamo che per normalizzare la riproduzione assistita ci sia bisogno di tutti. Mostrare ai bambini, non importa come siano nati, che esistono diversi tipi di famiglia e che diversi sono i modi per formarla, contribuisce a creare una società più accogliente. Per questo ci piacerebbe che il libro venisse adottato nelle scuole. Inoltre diversi psicoterapeuti lo hanno riconosciuto come uno strumento valido per facilitare il dialogo sul tema. In generale pensiamo che ogni bambino abbia diritto che la sua storia venga raccontata, ecco perché C’è una volta.

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