70 anni di cataloghi IKEA: come è cambiato lo spazio dei bimbi

A fine estate IKEA ha rilasciato i cataloghi prodotti e diffusi in Svezia dal 1950 a oggi, in occasione della mostra IKEA Catalogue Through the Ages. Abbiamo pensato di provare a indagare come è cambiato lo spazio dedicato ai bambini all’interno delle abitazioni nel corso di questi ultimi 70 anni, osservando le varie pubblicazioni. I primi cataloghi parlavano al pubblico svedese, per poi aprirsi man mano a tutte le nazioni del mondo: prima la Norvegia, poi la Danimarca, e ancora Svizzera, Germania, Giappone, Australia, Hong kong, Canada. In Italia IKEA arriva nel 1989, in provincia di Milano, a Cinisello Balsamo (poi trasferito a Carugate). Molti oggetti di arredamento parlano della nostra infanzia, e di come abbiamo vissuto la cameretta prima e il resto della casa poi. Vediamoli insieme.

1950-1965

È il 1953 quando per la prima volta su un catalogo IKEA fa capolino la culla per neonati in legno BAMBI. Appena due anni dopo, di lettini per bimbi ce ne sono ben cinque. Il modello PINOCCIO, omaggio al burattino di Collodi, sdogana le sbarre, che permettono un diverso contatto visivo tra pupo e genitori. I cataloghi in questa fase non propongono ancora ambientazioni, ma solo le schede prodotto nude e crude.

Nel 1958 arrivano i colori e gli arredi inseriti in un contesto naturale. Possiamo intravedere qui qualche giocattolo per terra, uno scaffale ad altezza piccoli, e una mensolina per colorare.

Altri due anni, e vediamo a colori finalmente anche il modello PINOCCIO. Questa volta c’è anche l’armadietto dei giocattoli dedicato e un seggiolone. Le prime stanze prendono vita, inserendo per i più grandicelli anche vere e proprie scrivanie.

Nel 1961 la culla per il neonato è accanto al letto dei genitori, per poter sentire prontamente se si sveglia in piena notte. Nelle loro stanze i pre-adolescenti intanto appendono i primi poster, ascoltano la radio, bevono Coca Cola.

1966-1978

Il 1966 segna l’arrivo della moquette in ogni spazio della casa. Il bambino con una ciabatta sì e una no ai piedi, comodamente spiaggiato sopra il manto morbido, fa intuire quanto sia accogliente anche per i più piccoli questa pavimentazione.

Ci sono modelli anche meno pelosi, che agevolano il gioco con macchinine e camioncini.

Gli anni Settanta sono alle porte ormai, e anche le sedute si adeguano alla nuova moda.

È curioso segnalare come in questi anni IKEA prenda in considerazione anche lo spazio esterno, attenendosi scrupolosamente alla palette di colori che l’ha caratterizzata fino a questo momento: giallo, verde, blu e rosso.

I bambini iniziano a vivere il soggiorno come estensione della cameretta, sotto la supervisione dei genitori. E no, non è mai solo la mamma ad occuparsene.

Siamo ancora tra i confini svedesi, e per quel che riguarda i pre-adolescenti, l’occupazione più rappresentata in questi anni sui cataloghi è la costruzione di modellini di veliero, in aree della casa che hanno più l’aspetto di stanze adiacenti al garage.

Il 1974 segna un cambio di passo nell’estetica, con colori più saturi e ricreazioni più dettagliate degli ambienti famigliari. Fa il suo debutto una narrazione che ritroveremo fino ai giorni nostri, quella legata al momento della condivisione a tavola, in particolare della colazione.

Non solo: anche l’aspetto intergenerazionale muove i suoi primi passi.

1979-1985

A ridosso degli anni Ottanta, le camerette iniziano ad abbandonare la funzione di solo luogo di riposo e studio, e prendono la forma di piccoli parchi-gioco domestici. Le immagini di questi anni sono allegramente disordinate quando ci sono i bambini.

Colpisce la costante presenza della figura del padre, sgretolando così in tempi non sospetti lo stereotipo di genere che vuole la donna casalinga e dedita alla prole.

1981: inizia il filone dell’avventura. La cameretta è un mondo a parte, dove un giorno ci si può sentire capo di una tribù indana, e il giorno dopo un esploratore della giungla in tenda o del Polo in un igloo.

E ancora, perché no, si può partire per lo spazio come un vero astronauta.

Infine, dopo la Coca Cola, fa la sua apparizione anche un altro brand: Kellogg’s e i suoi Corn Flakes. Product placement o ingenuità? Qui se volete curiosare dove è apparso nel tempo.

1986-1995

Il mood estetico cambia a metà degli anni Ottanta, e dagli scatti del catalogo possiamo rintracciare molto dell’estetica che ha accompagnato la crescita della Generazione X in particolare. Nelle stanze entrano gli stereo, nonché i walkman con le cuffiette.

Per i neonati invece appaiono i primi marsupi, che vediamo portare da entrambi i genitori.

Nelle stanze dei più grandicelli, oltre allo stereo con doppia musicassetta c’è anche il personal computer, e appena sotto si intravede anche un primo joystick. La tecnologia sta avanzando a passi da gigante e ormai è entrata a far parte della quotidianità dei ragazzi.

Al contempo, sono anni in cui anche lo sport fa la sua parte, sia vissuto in prima persona, che seguito in televisione. C’è il cappellino da baseball con la visiera sulla nuca, il giubbotto di jeans, i modellini delle macchine da corsa…

A colpire, sfogliando i cataloghi di anno in anno, è la sempre più larga indipendenza dei bambini dentro casa. Anche quando sono in bagno, sono (quasi) autonomi.

A proteggerli ci pensa IKEA, con una serie di accorgimenti diffusi di volta in volta.

Anche l’intrattenimento è fai-da-te, con teatrini improvvisati e tappeti che diventano la base di partenza per nuovi giochi.

1996-2009

All’ingresso dei negozi IKEA – anche italiani – apre un’area giochi irresistibile per i più piccoli, stracolma di palline colorate dove tuffarsi. Una valida alternativa alla noia dello shopping con i grandi. Chi di voi era bambino nei primi anni Novanta, senza dubbio ne avrà ricordo.

Ma torniamo alle camerette, sempre più colorate, accoglienti e a dimensione dei bambini. Le stanze sono dei veri e propri monolocali a sé stanti: c’è il letto, il soggiorno, la cucina (finta) e il tavolo dove offrire una tazza di té al proprio papà.

Per i grandicelli, c’è sempre il computer, con tanto di passaggio dai floppy ai CD-ROM.

Ma sono anni in cui la creatività trova il suo sfogo ancora soprattutto in via analogica, tra pareti da scarabocchiare o utensili da utilizzare in cucina con la mamma.

Intanto, nel 2002, il tavolo del soggiorno diventa molto più grande e dà spazio a tutte le attività della famiglia contemporaneamente. Un tema che appare anche sui cataloghi più recenti.

A metà degli anni Duemila le camere sono espressione delle passioni.

È la Generazione Z, figlia soprattutto di Boomer e X che la tecnologia l’hanno dovuta rincorrere.

2010-2021

In questi anni, i cataloghi si fanno decisamente più inclusivi, dando spazio a diversi “formati” di famiglia, nonché abbandonando lo standard caucasico.

Gli Z e i bambini della Generazione Alpha – che nasce proprio in questa forchetta di anni – vivono la casa alla pari con i genitori (spesso Millennial). Prendono decisioni insieme, condividono passioni, preparano i pasti.

E a proposito di Alpha, ecco una piccolina con il suo tablet per terra (non è un caso che il 2010 sia anche l’anno del boom dell’iPad) e la sorella più grande sonnacchiosa davanti a un computer portatile sul divano.

Il 2015 inizia all’insegna della sostenibilità: è un tripudio di verde, e di piante, che ancora ci tiene compagnia fortunatamente. I più giovani degli Z e i bimbi Alpha ci tengono all’ambiente, e alla natura anche in casa. Molte pagine degli ultimi cataloghi sono proprio dedicate a ciò.

Riappare il lettino con le sbarre, con cui abbiamo iniziato negli anni Cinquanta, sempre accanto al lettone. Ma non solo: ci sono il fasciatoio, le mensoline, le luci più tenue, l’acchiappasogni. Una stanza in una stanza, senza confini tra piccoli e grandi.

Il resto è storia del catalogo 2021. Ne abbiamo parlato qui.

Alice Avallone (Asti, 1984) insegna alla Scuola Holden e fa ricerca con l’etnografia digitale per le aziende. Da anni, infatti, unisce scienze sociali e ricerca in Rete per comprendere le relazioni umane online: codici, comportamenti, linguaggi. In passato ha scritto una guida di viaggio con la rivista Nuok (Bur), il manuale Strategia Digitale (Apogeo), e ha curato il libro Come diventare scrittore di viaggio (Lonely Planet). Per Franco Cesati Editore ha pubblicato il saggio People Watching in Rete. Ricercare, osservare, descrivere con l’etnografia digitale e il manuale di scrittura per il turismo Immaginari per viaggiatori. A inizio 2021 è tornata in libreria con #Datastories. Seguire le impronte umane sul digitale per la collana Tracce di Hoepli.

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